Giù la maschera
Adora quelle comperate a Venezia e poi fatte decorare dagli Huichol della Sierra Madre, ma nella vita CONSTANZA CAVALLI ETRO predilige il coraggio dell’autenticità
C’è un profondo senso del Sé e dell’individualità dietro al lavoro di Constanza Cavalli Etro, fondatrice del Fashion Film Festival Milano, e alla sua passione per la moda incrociata alla tutela del talento, di giovani artisti come di popoli in pericolo di estinzione. C’è molta visione e forza nell’imprenditrice argentina approdata anni fa per amore a Milano e ora anche al progetto Magik Masks, ultimo capitolo di una storia di passioni, in questi giorni veicolate nella quarta edizione del Festival dal titolo #FFFMilanoForWomen, perché focalizzato sul talento femminile, un omaggio alla sua amatissima mamma Leonor. Le immagini di oltre 160 opere, ltrate dalla giuria tra più di 800 progetti provenienti da 70 Paesi, saranno proiettate dal 23 al 25 settembre all’Anteo Palazzo del Cinema per orire «un evento democratico e gratuito, aperto alla città e a tutti, in concomitanza con le s late». Uno srotolare di codici estetici e culture diverse, di un senso universale e insieme trasversale del vivere che già tratteggia il percorso di Constanza, dall’infanzia a Buenos Aires e dal biennio di studi a Los Angeles, passando per il Messico, dove fonda la CavalliComunicacion e crea il primo Festival Latinoamericano de «Cine», no ad arrivare all’Italia, dove con il Fashion Film Festival Milano unisce l’interesse per la moda a quello per i talenti, da scoprire e supportare. Il segreto di Constanza ha a che fare con le maschere, e l’Italia ha una sua parte. Ma iniziamo dalla prima apparizione: siamo sotto il sole accecante di Mexico City, ad anni 18. Siamo in un mercatino, passa una processione, tra le tante Constanza incrocia la maschera del giaguaro, due specchi tondi come occhi: «Lo guardavo, e vedevo me stessa». Come in un viaggio catartico, si comincia da un preciso istante, spesso potente. Spaventata? «No, incuriosita. Ho pensato che avrei dovuto guardarmi dentro. Conoscere è bello». Se fosse brutto? «Si sistema, si impara». Se non si riesce? «Trovo peggio non provarci». Teniamo presente che gli specchi del giaguaro hanno incrociato una ragazza per cui moda signi ca «Trovare te stessa», leggi vestire la propria essenza: «Che tutti abbiamo, ma non sempre riconosciamo». Infatti. Fin da bambina, tra le compagne della scuola inglese, si sentiva diversa: «Ho sempre cercato creativi, gente vera, senza paura, persone di cuore». Ricerca che culmina quando conosce il mondo Huichol, un popolo di sciamani che vive nel deserto messicano e si muove tra le perline, mentre le miniere straniere ne minacciano terreno e salute con sostanze tossiche: «Un caso di Madre Terra usata come centro commerciale». Inizia a capire il popolo, compra i loro quadri su stoa che rappresentano viaggi sciamanici. Durante un suo viaggio a Venezia, nella città del Carnevale incontra le maschere che simboleggiano la libertà, e lei si prende quella di ordinare 40 volti in bianco, che poi porterà in Sierra Madre per farli ricoprire di perline, dando il via al progetto Magik Masks, a tutela del popolo Huichol. Chiusura di un cerchio, mania per artigianato compresa: «Alcuni oggetti ti parlano». Immaginiamo quanto, gli 80 volti che s’incrociano nella casa di campagna, opere di perline di cui la preferita è un’aquila compresa di terzo occhio. Ma la vera scelta «è quella di togliersi la maschera. Si può indossarne una al bisogno, in massima consapevolezza: quando torni a casa, via tutto. Quando sei sicura di te, non la usi più».