Vanity Fair (Italy)

SUL LAVORO, SENTIMENTI IN LISTA D’ATTESA

- Caro Massimo, ILLUSTRAZI­ONE ANDRÉ DA LOBA

Forse un collega sta flirtando con me. Non ne sono nemmeno troppo sicura. Ovviamente sono sposata con gli piccoli. E lui nemmeno mi piace tanto, ma solo pensare che (forse) pensi che io sia attraente basta a emozionarm­i. Pensa come sono messa male. Pensa che sete di attenzione. E dire che dormo tutte le notti di anco a un uomo. Forse mi dà per scontata? Forse il tran tran della vita moderna? Forse passiamo tutto il tempo ognuno per conto proprio e lui mi sembra un estraneo? Io un po’ ci spero, di piacere a quell’altro. Di avere un po’ di emozioni in questa vita. Sono penosa? —MILLY

Ci siamo conosciuti sul posto di lavoro tre anni fa, io segretaria e lui medico. Io quindici anni meno, single da un po’, lui danzato da poco. Inizia un’amicizia che va oltre le mail lavorative. Non mancano regali e attenzioni di entrambi. Mi innamoro. Tutti notano il nostro a†atamento e le domande se tra noi ci sia una relazione si sprecano. Lui mi vuole bene, condivide con me ogni cosa. Ma non è mai successo nulla. Nessuna presa di posizione da parte sua, nessun tentativo di spiegare questo rapporto che molti hanno de nito «malato»: nessuno comprende come possiamo essere così uniti senza essere una coppia. Non ho mai fatto un passo nei suoi confronti, se non fargli capire con la mia costante presenza ciò che realmente provo. La sua relazione vacilla, ma lui si giusti ca con un «non posso» e continua a non voler decidere. Ho provato a rivolgere la mia attenzione ad altro, mi ritrovo con lui che pesta i piedi e non riesce a essere felice per me. Ho paura di a‘rontare la situazione. Forse ti verrà da pensare che allora mi merito questo limbo in nito, ma in cuor mio forse spero che sia lui a fare un passo, avanti o indietro. —SM Vi ho pubblicate insieme perché siete due pro li dello stesso ritratto. La donna in lista d’attesa. Quella che aspetta che qualcuno si accorga dei suoi desideri. Tu, Milly, stai sperimenta­ndo una condizione peggiore della solitudine, che consiste nel sentirsi da soli pur stando in coppia. Ogni donna si accontente­rebbe che il suo uomo le dedicasse almeno un decimo della concentraz­ione che riserva al calciomerc­ato, ma nel tuo caso le pretese verso il compagno assente sono scomparse del tutto. Come se ciascuno percorress­e un’orbita che non tocca più quella dell’altro. Proprio perché hai smesso di chiedere al partner ciò che ti manca, ti illudi di ottenerlo da qualcun altro. Assetata di emozioni, vedi oasi anche dove forse non c’è che deserto. E riempi di „irt più o meno immaginari il vuoto pneumatico della tua condizione sentimenta­le, che la presenza di gli piccoli rende senza sbocchi. Eppure sai benissimo che il tuo bisogno di emozioni non impegnativ­e è solo il tentativo di fuggire in un altrove, di trovare una tregua e un accomodame­nto momentaneo. La soluzione del problema passa dallo sblocco del rapporto principale. I gli piccoli sono un tema da maneggiare con cura, ma hanno il diritto di crescere accanto a una madre serena, altrimenti assorbiran­no la tua frustrazio­ne. Se Milly si sente sola anche se è in coppia, SM si sente in coppia anche se è sola. Hai l’attenzione e la complicità dell’uomo che ami, con cui formi una piccola squadra di cui tutti sul lavoro riconoscon­o l’intesa. Ma a questo team delle meraviglie manca il passaggio dal mentale al

sico. Siete un fulmine che non diventa mai tuono. Lui ti vuole tutta per sé, ma senza darti quello che vuoi e che forse vorrebbe anche lui, se non ne temesse le conseguenz­e. Ha un blocco psicologic­o – bisognereb­be conoscere il suo curriculum sentimenta­le per sapere quale – o magari soltanto paura di rivoluzion­are la sua vita. Eppure esiste un antidoto alla paura: si chiama passione. Un appassiona­to può essere spaventato, ma non è mai pauroso. Prima o poi riesce ad affrontare ciò che teme perché l’energia dell’amore gliene dà il coraggio. Se non ce la fa, signi ca che non è abbastanza innamorato, oppure che è davvero troppo aggrovigli­ato. In entrambi i casi temo che tu possa farci ben poco. L’unico modo per aiutarlo, aiutando nel contempo te stessa, consiste nel rompere la bolla che avete creato. La condivisio­ne del lavoro complica le cose, ma non ti impedisce di conservare il ruolo di segretaria, dimettendo­ti da quello di con dente e sodale. Sino a quando gli garantirai tutte le sicurezze di cui ha bisogno, non sentirà l’urgenza di mettersi in gioco. Solo quando capirà di avere perso l’ascendente che ha su di te, capirà anche se ti vuole davvero.

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