Vanity Fair (Italy)

CHE RUOLO ORRIBILE, MA LO VOLEVO

- di RAFFAELLA SERINI foto ROCH ARMANDO

Nella sua Francia è diventato molto popolare con canzoni e commedie di successo, ma è in Italia che PATRICK BRUEL ha scoperto una nuova dimensione. Con un ilm, presentato a Venezia, che affronta il dramma del trafico dei neonati. E dove lui interpreta il peggiore dei padri

Nonostante sia una delle star più amate di Francia (su Facebook conta oltre un milione di fan: Johnny Hallyday, per dire, è «fermo» a 300 mila), famoso da più di vent’anni (prima solo come cantante, poi anche come attore, con tanto di César vinto nel 2013 per Cena tra amici, commedia di grande successo anche da noi), la prima domanda da fare a Patrick Bruel, incontrand­olo, rimane: «Ma lei, come si chiama?». «Mi chiamo Patrick, mi sono sempre chiamato così», risponde lui. Eppure la sua anagrafe è misteriosa: alcuni, fonti alla mano, sostengono che alla nascita si chiamasse Maurice e che il nome lo abbia cambiato assieme al cognome, quando questo da Benguigui è diventato Bruel pure sui documenti (fatto, sì, acclarato dallo stesso interessat­o). Ma nel corso di questa intervista ci sarà spazio anche per un altro, piccolo, arcano. «So che è un giocatore di poker», dirò io. «No, di scacchi», ribatterà lui, serio, «dove bisogna essere umili, perché poi arriva sempre qualcuno più bravo di te». Eppure a «inchiodarl­o» al tavolo da gioco ci sono online intere gallery di foto. Meglio passare alle notizie certe. Famiglia francese di origini ebraiche, Patrick è nato in Algeria e da piccolo si è trasferito in Francia con la madre, con la quale è cresciuto dopo il divorzio dei suoi. Bruel canta, suona il piano e la chitarra. Parla bene inglese, spagnolo perfettame­nte e, dopo avere girato nella nostra lingua Una famiglia (dal 28 settembre nelle sale), anche un po’ l’italiano. «Si non posso parlare italiano posso traducire molto biene», mi dice appena ci incontriam­o, a Venezia, dove il –lm di Sebastiano Riso che parla di tra˜co di bambini è stato presentato in concorso alla Mostra del Cinema. «Ho accettato di fare questo –lm per passione, non certo per soldi», mette in chiaro l’attore. Scusi, perché hanno chiamato proprio lei? «“Perché penso tu sia un grande attore”, ha risposto il regista. Per me è una storia importante perché è vera e perché parla delle adozioni. Che sono di˜cili, troppo di˜cili, non soltanto in Italia». Nel lm lei è un uomo orribile: mette incinta la sua compagna, interpreta­ta da Micaela Ramazzotti, per vendere i neonati. «È un ruolo oscuro, complesso, molto diverso da quelli che ho interpreta­to –nora. Sono grato all’Italia per avermi dato una opportunit­à del genere». In Francia lei è popolariss­imo, non altrettant­o da noi. «Qualcuno mi riconosce anche qui. La maggior parte perché ha visto Cena tra amici, altri perché sanno qualche mia canzone. L’Italia è così vicina, anche se la cultura è molto diversa». Me lo dica quanto ama l’Italia. «Da quando, a 9 anni, venni per la prima volta qui con mia madre. A Verona andammo a vedere l’Aida all’Arena. Mi piacque così tanto che l’anno dopo, a Roma, le chiesi: “Non c’è l’Opera qui? Andiamo, anzi: annamo!” (ride). Vivere a Roma durante le riprese di Una famiglia è stato come tornare a quel tempo». Le sarà sembrato di tornare indietro anche durante l’ultima campagna elettorale in Francia: lei è sempre stato contro JeanMarie Le Pen, oggi c’è sua glia Marine. «Sono orgoglioso di ciò che è – anzi: non è – accaduto in Francia: dopo Brexit e Trump tutti erano convinti che l’estrema destra avrebbe vinto le elezioni e conquistat­o il governo. Ma così non è stato. Siamo stati bravi, abbiamo dato una spinta positiva con questo giovane presidente». Macron le piace? «Moltissimo: sono certo che almeno ci proverà, a fare qualcosa di buono. Bisogna dargli tempo, adesso siamo in piena riforma del lavoro: se supera questa, andrà avanti per i prossimi cinque anni. Se no, sarà complicato per tutti». Lei negli anni ’90 spopolava: che cosa rimane, oggi, della «Bruelmania»? «Guardi che esiste ancora! Ho fatto un concerto due settimane fa in Belgio: c’erano 80 mila persone che cantavano, urlavano, piangevano, sapevano tutte le mie canzoni a memoria. È tutto come vent’anni fa. Tranne che le ragazze di allora oggi hanno 40 anni e vengono a vedermi con le –glie». Oggi di cosa scrive? «È inevitabil­e parlare di ciò che sta accadendo nel mondo e, purtroppo, anche in Francia. Stasera andremo fuori l’ho scritta dopo gli attacchi a Parigi: canta dell’importanza di non rimanere chiusi in casa. Bisogna mostrare a quei pazzi che non avranno il nostro odio, che noi siamo forti perché siamo insieme». I suoi gli vivono a Los Angeles: quant’è dura fare il padre a distanza? «Io e miei due bambini (di 11 e 14 anni, avuti da Amanda Sthers con cui è stato sposato dal 2004 al 2007, ndr) non abbiamo mai passato più di quattro giorni senza vederci. Ora cerco di andare lì almeno una volta al mese, ma stare lontani fa male. Però loro in America sono felici, e hanno certo più possibilit­à per il futuro». Un futuro da star? «Troppo presto per dirlo. Però amano la musica, suonano molti strumenti, compongono. E fanno tanto sport». È vero che è amico di Sarkozy? «Sono più amico di sua moglie Carla Bruni, la conosco da quando aveva 16 anni. Ma stimo Nicolas, anche se politicame­nte non la vediamo allo stesso modo». Perdoni, ma a un duetto con Carla Bruni non ci ha mai pensato? «A dire il vero no, però facciamolo assolutame­nte! Mi piace molto questa idea».

 ??  ?? REALTÀ SCOMODE Patrick Bruel, 58 anni, cantante e attore francese: è protagonis­ta di Una famiglia, ilm sul mercato dei neonati, nei cinema dal 28 settembre.
REALTÀ SCOMODE Patrick Bruel, 58 anni, cantante e attore francese: è protagonis­ta di Una famiglia, ilm sul mercato dei neonati, nei cinema dal 28 settembre.
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