Vanity Fair (Italy)

FATE L’AMORE, NON FATE IL BOTOX

Dopo una lunga carriera in Francia, EMMANUELLE DEVOS è «emigrata» nel cinema italiano. Ed è felice. Grazie anche a un certo Jean-Pierre, che tutte le mattine le dice «Sei bella»

- di CARLA BARDELLI foto MARCEL HARTMANN

«UNDICI ANNI FA HO DECISO DI BUTTARE ALL’ARIA LA MIA VITA E, A CAUSA DI UN COLPO DI FULMINE, HO LASCIATO MIO MARITO»

Sono le 7 di sera e lei si presenta senza trucco, semplice e naturale. «Ho fatto il cambio degli armadi. Tutto il giorno con il naso fra vestiti e scarpe. Che fatica! Ma ora sono felice. Mi sento come Marie Kondo, la giapponese che ha inventato l’arte del riordino». Si mette a ridere, prima di chiedermi se può ordinare qualcosa da mangiare, in questo bar nel quartiere popolare della place de la République, dove vive. Emmanuelle Devos, 53 anni, è la protagonis­ta di Dove non ho mai abitato di Paolo Franchi (il 12 ottobre al cinema), dove interpreta un ruolo rassicuran­te per le cinquanten­ni che hanno deciso di non intervenir­e artificial­mente sul proprio aspetto fisico. Nei panni di una borghese, schiacciat­a da un padre brillante e autoritari­o, un marito più anziano e protettivo, una vita agiata e chiusa, Emmanuelle dimostrerà che «le armi per sedurre non sono sempre quelle convenzion­ali: a volte bastano l’inconsapev­ole fragilità femminile, l’eleganza e l’empatia a ravvivare il fascino di una donna, come nel caso di Francesca, la protagonis­ta del film». Si è riconosciu­ta in questa donna così particolar­e? «Direi proprio di no. Sono lontana anni luce da lei. A differenza di Francesca, che indugia, ci pensa e ci ripensa, io undici anni fa ho deciso di buttare all’aria la mia vita, a causa di un colpo di fulmine. Ho lasciato mio marito (l’attore Gilles Cohen, ndr) per seguire un uomo (l’attore Jean-Pierre Lorit)

di cui ero e sono ancora perdutamen­te innamorata». Amatissima dal cinema francese, per il quale in trent’anni ha girato una cinquantin­a di film, lei adesso ha deciso di emigrare in Italia: perché? «Marco Bellocchio era venuto a stanarmi, nelle mia tranquilla carriera parigina, per un ruolo secondario in Fai bei sogni, poi è arrivato Paolo Franchi a propormi questo film. Ho immediatam­ente accettato. È stata un’esperienza fantastica». Che cosa le è piaciuto del suo personaggi­o? «Il fatto che sia asfissiata da una vita borghese che non le lascia scampo. Con un marito freddo come un ghiacciolo, che l’annoia a morte. E veder sbocciare in lei pulsioni e desideri repressi, che non avevano la possibilit­à di esprimersi fino a quando incontra un uomo affascinan­te, che le assomiglia. Lui è un razionale, che ha sacrificat­o la vita al lavoro (sospira). Com’è bello l’amore! E come è stato bello interpreta­re questo personaggi­o complesso». È stato difficile ottenere la parte? «Il mio amato Jean-Pierre aveva lavorato con Paolo Franchi in E la chiamano estate. Mi conosceva, per questo è venuto a cercarmi». Le piace lavorare in Italia? «Sì. È il sogno di tutte le attrici francesi. Da voi tutto è così diverso da quello che succede qui». Quali sono le differenze? «L’atteggiame­nto degli italiani verso le francesi è incredibil­e. Ci consideran­o esseri superiori, sono convinti che siamo più colte, più eleganti, perfino più belle. Quando lo racconto alle mie colleghe non ci credono. E poi c’è questo rapporto talmente particolar­e con il regista». Che cosa intende? «Da voi chi dirige è il padre padrone del film, mentre in Francia si cercano sempre situazioni consensual­i. In Italia tutti si inchinano al volere del regista, dagli attori alla troupe. All’inizio è imbarazzan­te, ma poi l’energia che scatena comincia a circolare e ci rigenera. Ho fatto l’esperienza con Bellocchio, ma anche Paolo non è stato tenero. Brusco, autoritari­o, ci ha diretti con pugno di ferro. Ho chiesto al mio amico Nanni Moretti se anche lui si comporta allo stesso modo». Che cosa le ha risposto? «“Sono molto esigente con me stesso quando giro un film”». (Ride) Come si è trovata con i suoi colleghi? «Giulio Brogi è fantastico. Che fascino e che talento! Fabrizio Gifuni, il mio amante cinematogr­afico, è stato un angelo. Con il suo irresistib­ile humour mi ha molto protetta dal regista, che all’inizio mi terrorizza­va». In Dove non ho mai abitato ci sono molti suoi primi piani, e ho ammirato la perfezione della sua pelle. Come fa a mantenere questa freschezza? «Come vede non mi trucco mai, e poi ho un uomo che mi sveglia ogni mattina dicendomi: “Sei bella, ti amo”. L’amore è mooolto meglio del botox. Lo vorrei dire a tutte le donne che si tormentano la vita con le punture nella faccia». Il film è stato girato a Torino, le è piaciuta la città? «Ci andrei a vivere: un po’ francese e un po’ italiana, ha un’immensa eleganza. Ci sono rimasta tre mesi, il mio fidanzato veniva a trovarmi nel weekend. Un sogno». Adesso che cosa farà? «Torno in teatro, con Bella figura di Yasmina Reza. Dopo, penso che mi deciderò a fare il grande salto e passare dietro alla macchina da presa. Ho scritto un film che voglio dirigere. Un’impresa titanica». Smetterà di fare l’attrice? «Non ci penso proprio. Il mio idolo, la donna e l’attrice cui mi sono sempre ispirata è Sophia Loren. Tante volte mi metto davanti allo specchio e cerco di imitare i suoi gesti, il suo meraviglio­so fascino. Voglio fare esattament­e come lei e continuare a recitare tutta la vita». TEMPO DI LETTURA PREVISTO: 6 MINUTI

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