Vanity Fair (Italy)

Aiuto, siamo l’establishm­ent!

Mentre tornano con un nuovo album, i FOO FIGHTERS raccontano come fanno, dal 1994, a restare gli stessi (con vestiti migliori). Unico problema: i giovani vogliono «spodestarl­i»

- Di FERDINANDO COTUGNO

Quando abbiamo messo su i Foo Fighters, Dave Grohl non aveva idea di come si guidasse una band. Ora comanda la baracca, scrive le canzoni, dirige i video. Prima chiedeva consigli, ora ci dice cosa fare». Nate Mendel è il bassista di quell’affidabile, duratura macchina da rock che sono i Foo Fighters, tornati con il nono album. Per Concrete and Gold, il dittatore illuminato Grohl ha scelto un produttore pop (Greg Kurstin), ha assoldato Paul McCartney come batterista aggiunto e Justin Timberlake per i vocalizzi. «Abbiamo usato le armonie come se fossero uno strumento, insieme con il basso, la batteria e la chitarra». Il piano era fare «un disco degli Slayer suonato dai Beach Boys», hard rock e pop armonico. In realtà, Concrete and Gold è il solito disco dei Foo Fighters. Ed è un compliment­o. Lo sa anche Chris Shiflett, chitarrist­a: «I produttori vanno e vengono, ma alla fine siamo sempre noi in una stanza che facciamo musica, come ai vecchi tempi». Hanno presentato le nuove canzoni con un concerto segreto a Barcellona, che ha ricordato ai presenti perché tutti vogliono bene ai Foo Fighters. Hanno suonato per tre ore, dando l’idea di poterlo fare per altre sei, hanno accettato richieste, stravolto la scaletta, guidato cori da stadio e cantato Happy Birthday a un fonico assieme al pubblico. «Abbiamo tutti tra i quaranta e i cinquant’anni», spiega Hawkins, «ma l’età non ci ha ammosciato, l’unico problema è che ormai tutto ciò di cui parliamo in tour è: hai dormito bene? Hai superato il jet lag? Come va la schiena?». I Foo Fighters sono in giro dal 1994, quando nacquero dalle ceneri dei Nirvana, di cui Grohl era il batterista. «Io odio il grunge, l’ho sempre odiato», dice Shiflett, che si è unito ai Foos nel 1999. «Io invece credo che abbiamo conservato quello spirito, solo che oggi ci vestiamo un po’ meglio», replica Nate, che è con Grohl dal giorno uno. «È strano, oggi, essere noi l’establishm­ent. I ventenni ci vedono come quelli da spodestare, e facciamo ancora fatica ad accettarlo». I Foo Fighters sono uno dei pochi gruppi rock americani a non aver preso posizione contro Trump. «Restiamo apolitici, non facciamo concerti a sostegno di questa o quella causa, non siamo attivisti, non è la nostra battaglia. E trovo strani i concerti che diventano comizi».

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