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Io scendo qui

Premiatiss­imo, il romanzo di COLSON WHITEHEAD racconta la schiavitù, tra Storia e fantascien­za

- di CLAUDIA DURASTANTI

Da piccoli sono le favole e le mappe a trasformar­ci in lettori. Le prime servono a farci perdere in mondi paralleli simili al nostro, altrettant­o pieni di eroi, cattivi e castelli da forzare. Le seconde invece a farci ritrovare: prima all’interno di dimensioni inventate dalle geografie complicate, poi in quelle terrene quando siamo smarriti. Alla fine però arriva La ferrovia sotterrane­a di Colson Whitehead (vincitore del Pulitzer e dell’Arthur C. Clarke Award come miglior romanzo di fantascien­za) a mandare tutto alla rovescia: è difficile capire se nella storia di Cora in fuga da una piantagion­e schiavista, la favola che la racconta e la mappa clandestin­a che l’aiuta a scappare servano davvero per avanzare o trovare una specie di salvezza, perché nella storia degli afroameric­ani il concetto di progresso va usato con cautela. Cora avanza, dalla Georgia alla Carolina del Nord e ancora oltre, quasi fossero i livelli di un videogioco beffardo e sanguinari­o: in realtà, la ferrovia prende il nome da quel reticolo di strade e caserifugi­o che fino alla metà dell’Ottocento puntavano verso gli Stati liberi. Whitehead – il master di questa partita allegorica – inventa un treno anacronist­ico per alternare alla vividezza della schiavitù una fantascien­za che non è davvero tale, una magia laica che rende la storia americana ancora più bruta. Ormai quasi libera, Cora passeggia accanto alle vetrine e ne diventa parte: in una specie di museo che serve a educare il popolo sui vari costumi del mondo, è costretta a impersonar­e se stessa nel ruolo di passeggera di una nave in arrivo dall’Africa, anche se in realtà non l’ha mai presa. Ed è lì che intuisce qualcosa sulla Storia: «La verità era la vetrina di un negozio in perenne cambiament­o, manipolata da mani altrui mentre non guardavi, seducente e mai davvero a portata di mano». Whitehead non nomina mai Ferguson e Charlottes­ville, ma il suo treno arriverà anche in quelle stazioni, malgrado Cora sia ormai scesa e abbia trovato un suo modo di stare in America. Scritto come una favola la cui semplicità è costata all’autore 16 anni di ricerca, La ferrovia sotterrane­a è il tipo di romanzo che ci ricorda perché siamo diventati lettori, e quanto è gratifican­te e facile esserlo anche quando uno scrittore cambia le regole del gioco: una mappa per perderci, una fiaba per ritrovarci.

 ??  ?? IN VIAGGIO Colson Whitehead, 47 anni, autore della Ferrovia sotterrane­a (Sur, pagg. 376, ¤ 20; trad. M. Testa).
IN VIAGGIO Colson Whitehead, 47 anni, autore della Ferrovia sotterrane­a (Sur, pagg. 376, ¤ 20; trad. M. Testa).
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