Il gusto antico di Parigi
Nella capitale francese ha riaperto uno storico hotel. Dove, tra i corridoi attraversati dalla regina Maria Antonietta e da Benjamin Franklin, si assapora sublime pasticceria e alta cucina
Simbolo di Parigi, il mitico Crillon, che oggi si chiama Hôtel de Cril‑ lon, A Rosewood Hotel, riapre le sue porte dopo quattro anni di ri‑ strutturazione, in place de la Con‑ corde. Quello che era uno dei palace della capitale francese (uno status attri‑ buito da Atout France, l’agenzia di svilup‑ po turistico del Paese secondo criteri di ec‑ cellenza e ospitalità) ritrova lo smalto di un tempo e forse di più. Quando un hotel stori‑ co viene rinnovato, c’è sempre il timo‑ re di smarrirne l’anima, di non senti‑ re più i passi di Benjamin Franklin nei corridoi (il Padre fondatore soggiornò al Crillon durante la firma dell’accor‑ do commerciale della Francia con gli Stati Uniti, dopo l’indipendenza ame‑ ricana nel 1778), ma non è questo il caso. Il Crillon riapre con 124 tra stan‑ ze e suite (di cui due progettate da Karl Lagerfeld) e nel rispetto del‑ la sua identità ritorna a essere il luo‑ go dei parigini. È una folla quella che attraversa la hall e si perde a guarda‑ re le dolci creazioni, tra macarons e Paris-Brest, del maître pâtissier Jérôme Chaucesse, esposte nelle vetrine, lungo i corridoi che la regina Maria Anto‑ nietta attraversava quando andava alle le‑ zioni di piano. E poi c’è l’esperienza gastronomica, che inizia dall’aperitivo a Les Ambassadeurs, dove il bar tender serve uno champagne ro‑ sé sconosciuto (e divino) e ti dice che i sala‑ tini sono fait-maison con una sfumatura in‑ genua che fa sorridere, perché il mo‑ od casalingo è «fuori tempo» tra i gioielli e gli ori della sala progettata (come il resto) da Aline d’Amman in qualità di inte‑ rior designer assieme all’architetto Richard Martinet: non è stato facile mettere le mani dove passò Ange‑Jacques Gabriel, che pro‑ gettò anche il Petit Trianon a Versailles. E poi c’è la cucina, anzi la grande tavola del ristorante L’Ecrin, un locale nel cuore dell’hotel con pochi coperti. Christopher Hache, lo chef, prima della ristruttu‑ razione aveva una stella Michelin, poi durante i lavori ha viaggiato in tutto il mondo e ha portato a casa dei sapori e delle visio‑ ni nuove, e chissà quanto in al‑ to volerà ora. Appena seduti a tavola, si è ac‑ colti da un bicchiere senza piede, perché Maria Antonietta detesta‑ va i classici calici, e da una salvietta oshibori tiepida con un guscio di por‑ cellana per rimetterla via. Il menu è sorprendente: funghi, foie gras (nella foto sopra), triglie, pomo‑ doro cuore di bue con il basilico e per‑ sino un pezzetto di mollica per fare la scarpetta. Anche la regina non avreb‑ be resistito.