UNA CAMPAGNA E MOLTE POLEMICHE SUI PELI ESIBITI DA UNA DONNA IN GAMBA
Arvida Byström è una fotografa svedese che lavora molto con Instagram. Il suo progetto artistico riguarda soprattutto le politiche di genere e la sessualità. Ha venticinque anni, è brava, diretta, molto carina, bionda, e Adidas l’ha scelta come testimonial di una campagna, de nendola «icona del domani», assieme ad altri giovani artisti e attivisti. Ah: Arvida Byström non si depila le gambe. E chissenefrega, direte voi. Lo pensavo anche io. E invece le gambe non depilate sono una parte importante del suo progetto, e nella campagna di Adidas hanno parecchio risalto. Una scelta che evidentemente ha colto nel segno perché ha provocato reazioni da cavernicoli, anzi peggio perché probabilmente ai cavernicoli i peli delle cavernicole piacevano. Arvida ha scritto di avere ricevuto moltissimi insulti e addirittura minacce di stupro, a causa delle gambe non depilate. «Penso che il femminismo sia un concetto culturale», dice nello spot. «Chiunque può essere femminile, fare cose da donna, e forse la società ha paura di questo».
Ipeli sulle gambe femminili fanno paura? I peli sono una provocazione, un manifesto femminista? In Rete c’è tutta una letteratura al riguardo, che va dai peli sotto le ascelle mostrati orgogliosamente da Madonna («Long Hair… Don’t Care») al dibattito sul blog della femminista Eretica con tanto di hashtag #shortpertutt* alimentato dalla fotogra a postata da
Suna ragazza italiana – che ha prudentemente scelto di restare anonima – in pantaloncini e gambe pelose che scriveva «Sono felice! Mi piacciono le mie gambe, mi piacciono i miei peli, mi sento piena di me, straripante di me. E mi sento
nalmente di poter scegliere». Anche lei sepolta di critiche e di «Che schifo». Anche lei era della sua scelta, e consapevole di quanto il tabù del pelo sia radicato (ehm) tanto da denunciare il fatto che le pubblicità di prodotti depilatori mostrino lamette o creme che scorrono su gambe già lisce, quasi si volesse negare l’esistenza del pelo femminile, mentre quello maschile viene bene evidenziato prima della rasatura. Persino la bellissima Belén quest’estate ha postato una foto dove si nota una leggera peluria, ed è stata criticatissima. Ha risposto alla Belén: «Sono sudamericana e noi tutti ci lasciamo la peluria bionda. I peli grossi ovviamente vanno via con la ceretta, ma il resto sono bellissimi, ti fanno dorata». abato scorso, al Festival di Internazionale, a Ferrara, ho incontrato Angela Davis, la storica attivista del movimento afroamericano per i diritti civili, grande analista del sessismo oltre che del razzismo. Oggi Angela Davis è una bella ragazza (non sembra una signora, cosa vi devo dire) di settantatré anni che insegna Storia della coscienza all’Università della California e dirige il Women Institute. Ha ancora la sua leggendaria capigliatura afro, che adesso è bianca. Non ho osato chiederle cosa pensa di questa storia dei peli di Arvida Byström.