Vanity Fair (Italy)

«Serpeggia la paura, la gente mi ferma e dice: “Portateli a casa tua i negri”»

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qui da genitori stranieri che, per la mancanza della legge, non hanno i documenti. Ragazzi diplomati e laureati, sui quali abbiamo investito in educazione e sanità, ma che perderemo. Uno spreco di soldi e potenziali­tà. Mi piace restituire il loro signi cato alle librerie, luoghi di cultura e anche dissidenza, dove non vale nessun altro documento che il testo scritto». Perché non siamo riusciti a fare un vero dibattito sull’immigrazio­ne? «Perché serpeggia la paura, le misti cazioni: se volessimo guardare, vedremmo che i terroristi kamikaze vengono tutti dal narcotraco, muoiono perché non hanno niente da perdere, non perché credano al martirio. E per colpa della paura i toni sono saliti subito e siamo tornati a usare parole che no a qualche anno fa sarebbero state impensabil­i. La gente mi ferma e mi dice: Saviano, portateli a casa tua i negri. Usano la parola negri, capisce? Un tempo l’avrebbero detto solo gli ultrà, adesso è sdoganata nelle conversazi­oni. Del resto la violenza verbale c’è a tutti i livelli, basti pensare a Salvini, uno che, come risposta ai miei discorsi sull’immigrazio­ne, dice che se va al governo, la prima cosa che fa è levarmi la scorta. Ma magari, dico io! Se ci riesce diventa il mio migliore amico». Lei va nelle scuole e li vede: parlano e pensano così anche i ragazzini? «I piccoletti, quelli intorno ai 13-14 anni, non sono per niente razzisti. Ascoltano Ghali, che ha la forza della bontà e di stare fuori dai cliché del rapper maledetto. Io lo amo molto, lui e i suoi amici. Li senti parlare e capisci che sanno che lo Stato non li vede, sono loro che devono trovare un modo per andare avanti. Non lamentarti e non pretendere: fai. I ragazzini, diversamen­te da me, che ho scoperto la realtà piano piano, manco fossi Siddharta, hanno il quadro completo subito. La vita gliela racconta la Rete. Quando io avevo la loro età e stavo in stanza, mia madre sapeva dov’ero. Adesso tuo glio è in stanza con il suo telefono, ma dov’è davvero?». È un pericolo? «È la vita. Una madre che voglia salvare i suoi gli non deve illudersi che la barbarie non entrerà se lei mette il suo nido al riparo da tutto. Machiavell­i diceva che il miglior modo per farsi assediare è costruire un castello con le mura alte e il fossato intorno. Una città aperta è apparentem­ente più aggredibil­e, ma la sua difesa è la città stessa». Pensare al domani che e etto le fa? «Non lo so, appaio nero, cupo, ma giuro che c’è una luce dentro, da qualche parte, che scalda e brilla. Io domani mi vedo salvo, fuori da tutto questo, non so dove e non so come, ma so che sarò lontano da tutti perché, solo così, mi sento bene. Dovevo morire e non sono morto, ma non sono nemmeno riuscito a vivere». TEMPO DI LETTURA PREVISTO: 14 MINUTI In questa pagina e a pagg. 76-77: trench Burberry, dolcevita Falconeri, pantaloni Loro Piana. Pag. 75: abito, camicia e cravatta Salvatore Ferragamo. Pagg. 78-79: abito Loro Piana, camicia Bagutta, cravatta Hermès. Pag. 82: cappotto e camicia Brooksfiel­d, cravatta Hermès. Grooming: Daniela Galeazzi@Face to Face. Ha collaborat­o Ludovica Misciattel­li. Si ringrazia l’Hotel Viu. www.hotelviumi­lan.com

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