Vanity Fair (Italy)

RIFARE L’ULIVO

L’ETERNA ILLUSIONE DELLA GAUCHE:

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Il senso di Trump per il pubblico

L’Amministra­zione di Donald Trump, a partire dal commander in chief, è una sorta di apologo vivente e regnante sull’improvvisa­zione. Il ministro della Sanità Tom Price si è dimesso per aver speso oltre 500 mila dollari dei contribuen­ti americani (ma potrebbero essere molti di più, secondo Politico.com) in viaggi a bordo di jet privati e aerei militari, inclusa una trasferta da 25 mila dollari per la tratta da Washington a Philadelph­ia (spoiler: è coperta dal treno!). Nell’accettare le dimissioni di Price, che ha pure tentato di restituire la risibile cifra di 52 mila dollari, il presidente degli Stati Uniti era più irritato per i brutti titoli di giornale che distraggon­o l’opinione pubblica che non per il fatto in sé. Il governo, ha detto Trump, sta facendo cose ben più importanti, come rinegoziar­e il Nafta, l’accordo nordameric­ano per il libero scambio, e non bisogna fare una brutta impression­e. D’altronde, che vuoi che sia mezzo milione di dollari dei cittadini americani? Niente, se sei miliardari­o. Price non è stato l’unico nel governo americano a fare un uso – diciamo – libero delle risorse pubbliche; anche il segretario del Tesoro, Steven Mnuchin, pare essere piuttosto disinvolto. Un viaggio fatto con la moglie in Kentucky è sotto indagine dell’ispettore generale del Tesoro, visto che nella spedizione era incluso anche uno stop per vedere la storica eclissi del 21 agosto scorso. Il dipartimen­to del Tesoro ha difeso Mnuchin dicendo che l’eclissi non era la ragione principale del viag- gio, ma il segretario-banchiere non ha certo bisogno di avvocati d’u cio: ha un rapporto personale con il presidente degli Stati Uniti e questo, nell’universo alternativ­o di Trump, vale più di tutto. L’attuale governo americano sembra avere parecchi problemi con i concetti di pubblico e privato (non solo con quelli, purtroppo). Grazie a un articolo di Politico, è stata avviata un’indagine sull’uso, da parte di membri del governo, di account privati di posta elettronic­a per questioni relative all’Amministra­zione. Nell’indagine è coinvolta anche la glia di Trump, Ivanka. Le mail personali non sono illegali di per sé, ma se lavori per l’Amministra­zione tutto ciò che ha a che fare con il governo deve passare attraverso account registrati. Trump ci ha costruito un’intera campagna elettorale contro Hillary Clinton, nita sotto accusa per aver usato l’account di posta elettronic­a privato per comunicazi­oni u ciali. Verrebbe da ridere se non fosse tutto così maledettam­ente serio, vedi i rapporti fra Stati Uniti e Corea del Nord. Da giorni Trump chiama nei suoi tweet Kim Jong-un «Little Rocket Man» (e il dittatore nordcorean­o a sua volta gli ha dato del pazzo). Rex Tillerson, il segretario di Stato, ha spiegato di aver aperto canali di comunicazi­one con la Corea del Nord dopo settimane di tensione, ma Trump in un tweet gli ha detto che sta perdendo tempo. Tutto vero.

È (di nuovo) l’ora dell’Araba Fenice

Ci sono quelli che da anni vogliono rifare il partito comunista, litigando, spaccandos­i, scindendos­i, fondando nuovi partiti. Adesso è arrivato il turno di quelli che vogliono «rifare L’Ulivo». Lo dice Giuliano Pisapia, lo dice Pier Luigi Bersani, lo dicono altri che se ne sono andati dal Partito democratic­o. Circolano pure, nei retroscena dei giornali, piani più o meno segreti fra Romano Prodi, Enrico Letta e i ministri Andrea Orlando e Dario Franceschi­ni per liberarsi di Renzi alla prima occasione utile. Il problema è che, di solito, quando non si sa cosa dire, si dice che bisogna rifare L’Ulivo. Vale un po’ per tutto, come «puœare» per i Pu .

Resa dei conti Berlusconi-Salvini

Prima o poi l’eterno duello fra Berlusconi e Salvini dovrà concluders­i. Il centrodest­ra per adesso è unito solo sulla carta ma è altamente competitiv­o, come abbiamo già spiegato nelle settimane scorse occupandoc­i delle prossime elezioni regionali in Sicilia. Resta aperto e intatto però un problema di leadership: Berlusconi non è candidabil­e ma è più ragionevol­e di molti nel centrodest­ra, Salvini invece vuole fare una Lega nazionale pensando di poter agilmente superare il suo problema del consenso nel Mezzogiorn­o. Ma soprattutt­o c’è un problema enorme di identità politica da chiarire: fra le rivoluzion­i liberali fallite di Berlusconi e il securitari­smo antimigran­ti di Salvini c’è una notevole diœerenza.

abbiamoNoi PAURE italiani paura dei migranti perché non li conosciamo, loro invece hanno paura di noi perché ci conoscono. CAINO

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