Vanity Fair (Italy)

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numero, e vietare la vendita delle semiautoma­tiche ai cittadini privati». Stephen Paddock, il pensionato di 64 anni che dalle finestre del trentadues­imo piano del Mandalay Bay Hotel di Las Vegas ha fatto fuoco sulla folla che si stava divertendo a un concerto, aveva con sé 23 armi da fuoco. Adam Lanza, un ragazzo con problemi psicologic­i, il giorno della strage alla Sandy Hook sparò 155 colpi in meno di cinque minuti. «Queste persone non avrebbero dovuto avere così facilmente accesso a pistole, semiautoma­tiche e fucili ma in America, in molti Stati, basta avere 18 anni per poter acquistare un fucile o un fucile a canna liscia. Basta presentare un documento d’identità e il venditore si limita a registrare i dati». Gli chiedo come ha spiegato la strage di Las Vegas a suo figlio Isaiah che oggi ha 14 anni. «Ormai non c’è più bisogno di spiegargli queste cose», mi dice Jimmy. «Sfortunata­mente capisce più di quello che un adolescent­e dovrebbe capire: lui è un sopravviss­uto». Mentre Adam Lanza entrava nella classe di Ana, sparava prima alla sua insegnante seduta dietro la cattedra e poi ai bambini ai banchi, Isaiah si trovava qualche aula più in là e sentiva le urla, i proiettili e la paura dei suoi compagni invadere i corridoi della scuola. Seguiva quello che diceva la sua maestra, «nascondiam­oci», e pregava Dio che quelle grida non fossero anche di sua sorella. «La mattina del 14 dicembre 2012, prima di uscire per andare a scuola, Ana mi ha dato uno dei suoi lunghi abbracci e mi ha detto “Papà, ti voglio bene”. Lo faceva sempre, era una bambina molto dolce. Le piaceva ballare e cantare. Ci manca tutto di lei e avremmo voluto vedere che grande donna sarebbe diventata». Jimmy sa quello che stanno passando i parenti delle 59 vittime di Las Vegas. «Mi spiace che il massacro alla Sandy Hook non sia bastato all’America per capire che bisognava agire». Dopo la strage alla scuola elementare, Barack Obama ha tentato di far passare un inasprimen­to delle norme per poter accedere alle armi da fuoco, ma è sempre stato frenato dal Congresso a maggioranz­a repubblica­na. «Invece Donald Trump ci sta facendo fare passi indietro», commenta Jimmy, «è anche Secondo uno studio di Harvard e Northeaste­rn University, il killer di Las Vegas corrispond­e al ritratto del possessore di armi: bianco, maschio, conservato­re, non vive in grandi città. Rappresent­a il dei possessori, seguito da ispanici con il e afroameric­ani, Il giorno dopo la strage di Las Vegas, come di consueto in questi casi, Wall Street ha visto volare i titoli dei produttori di armi. Finora, nel 2017, secondo Gun Violence Archive, ci sono state andato alla convention della Nra, cosa che un presidente non faceva da trent’anni». «I primi mesi senza Ana sono stati terribili. Nonostante la nostra fede in Dio, non riuscivo a fare più nulla. Quando perdi un figlio il dolore non passa mai. Noi, anche quando siamo felici, siamo tristi. Ma arriva un momento che devi tornare a vivere, io l’ho fatto per Isaiah e per Nelba, perché so che hanno bisogno di un padre e un marito su questa terra. Proprio Nelba, che è una psicologa, è stata di grande ispirazion­e. Subito dopo quello che ci è successo ha fondato The Ana Grace Project (anagracepr­oject.org), un’associazio­ne dedicata alle famiglie». La moglie racconta che dopo mesi d’immobilità, a un certo punto Jimmy ha iniziato a entrare in camera di Ana col suo sax. Piangeva, singhiozza­va e intanto componeva. Era difficile vederlo soffrire così tanto, ma Nelba sapeva che era un passaggio necessario. Così è nato Beautiful Life, l’album dedicato alla figlia. C’è una traccia in particolar­e che mi colpisce, si chiama Seventh Candle, la settima candela. «Ho dato questo titolo perché è la candelina sulla torta che Ana non è riuscita a spegnere. Da quando ha compiuto sei anni ripeteva a tutti di averne sei e mezzo e non vedeva l’ora di potere dire al mondo: “Ehi, ora ne ho sette”. Come tanti bambini della sua età, sentirsi grande era importanti­ssimo per lei». Dopo il 14 dicembre, Jimmy e la sua famiglia si sono fatti diverse domande riguardo la loro vita: rimaniamo a Sandy Hook (si erano trasferiti da soli 4 mesi in cittˆ, ndr)? «Sì. perché qui ha vissuto Ana». Facciamo un altro figlio? «No, perché noi rivogliamo Ana». Dio? «Esiste. Lo sappiamo perché solo tramite la fede e le persone che ci sono state accanto siamo riusciti ad andare avanti. In questa tragedia, incredibil­mente, abbiamo imparato che l’amore vince sempre». Gli chiedo che cosa prova quando sente parlare di Adam Lanza. Dopo un attimo risponde: «Per me lui è la ventisette­sima vittima della Sandy Hook. Se un ragazzo di vent’anni entra armato in una scuola elementare e spara, vuol dire che la nostra società ha fallito. Mi ha portato via la cosa più importante, certo, ma non posso odiarlo o fallisco come padre, per Isaiah». Jimmy Greene, che è un apprezzato sassofonis­ta, gioca con la figlia Ana, quando aveva 3 anni. sparatorie, comprese quelle di massa, quasi una al giorno. Negli Usa ci sono di armi da fuoco possedute da privati. Il della popolazion­e ha almeno un’arma: pistole, fucili, ma anche automatich­e e d’assalto. L’Alaska è lo Stato dove le armi sono più diffuse, più del degli abitanti ne ha almeno una. Secondo e tra il gennaio 2014 e il giugno 2016 sono morti bambini a causa di spari involontar­i.

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