Vanity Fair (Italy)

Luci rosse a Manhattan

La nuova serie di David Simon, restituisc­e un quadro vivido ed efficace: nella New York degli anni ’70 nessuno, a partire dalle prostitute, è quel che sembra

- The Deuce, di MARGHERITA CORSI

a spazzatura ammucchiat­a sui marciapied­i, i bar squallidi, le prostitute che aspettano il prossimo cliente o fanno sesso orale nelle cabine telefonich­e, mentre i loro papponi le tengono d’occhio. Negli anni Settanta, questa era la 42esima strada di Manhattan, fra la sesta e l’ottava Avenue. Era soprannomi­nata «The Deuce», come il titolo della nuova serie di David Simon, The Deuce - La via del porno, dal 24 ottobre alle 21.15 su Sky Atlantic. Era dai tempi di The Wire, la serie che, assieme ai Soprano, ha cambiato il modo di scrivere television­e e imposto il prestigio della rete via cavo Hbo, che lo sceneggiat­ore ed ex cronista americano non sfornava un ritratto così vivido della società. Lì il «sistema» analizzato era il narcotraff­ico, qua è l’industria del porno. I personaggi sono tanti, ma la punta di diamante è Maggie Gyllenhaal, nei panni di Candy, una prostituta (e madre single) freelance, che lavora senza protettore: è fra le più sveglie, ambite e, quando vede un’opportunit­à,

LMaggie Gyllenhaal, 39 anni (a sinistra). Nella serie The Deuce è una prostituta «freelance». la coglie al volo. Entra così nel giro dei filmini a luci rosse. L’altro grande nome è quello di James Franco, nella doppia versione dei gemelli Martino: Vincent, un barista con poca fortuna e una moglie che lo cornifica (Zoe Kazan), e Frankie, scommettit­ore incallito e pieno di debiti. La bravura di Simon, che ha scritto la serie assieme al partner di sempre, George Pelecanos, sta ancora una volta nel saper trovare l’equilibrio perfetto fra realismo e umanità. Niente moralismi: Candy non è un’eroina e il sesso è solo lavoro. Nessuna scena pruriginos­a: i nudi abbondano, ma fanno parte di quel mondo, e sono equamente divisi fra uomini e donne. La New York degli anni ’70 è ricostruit­a in ogni dettaglio, ma senza la nostalgia estetizzan­te di Vinyl di Scorsese o di The Get Down di Luhrmann. Eppure, non c’è nulla di freddo in The Deuce. Una delle parti più commoventi è il racconto del rapporto malato fra le prostitute e i loro «paparini»: un misto di affari, amore, paura e dipendenza. È la realtà cruda, proprio per questo diventa così forte.

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