Vanity Fair (Italy)

FILM GIÀ VISTO

DALL’UNESCO AL

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la nuova legge elettorale che adesso dovrà essere votata dal Senato per essere definitiva­mente in vigore. Il M5S preferisce i toni indignati, o fintamente indignati, le esagerazio­ni sui golpe immaginari e persino le burle (Grillo s’è presentato a Roma con un piede finto e tante battute pronte sui leccapiedi). Eppure cose da dire su questa legge ci sono, a partire dal modo con cui è stata fatta passare: il Rosatellum bis alla Camera è stato approvato dopo tre voti di fiducia e, come ha ricordato il costituzio­nalista Michele Ainis su Repubblica, «la questione di fiducia viene posta dall’esecutivo su un provvedime­nto che esso stesso reputa centrale per sviluppare le proprie linee programmat­iche. Tuttavia il Rosatellum muove da un’iniziativa parlamenta­re, non governativ­a. E oltretutto l’esecutivo in carica, presentand­o il suo programma, aveva promesso di tenersi fuori dalla riforma elettorale». È un golpe? No, è una forzatura politica. E visto che a Montecitor­io lo schieramen­to favorevole al Rosatellum poteva contare su oltre il 70 per cento dei deputati, perché porre la fiducia alla Camera? I problemi casomai potrebbero essere al Senato, dove i numeri sono da inizio legislatur­a diversi. C’è poi un problema che riguarda la natura della legge elettorale. Il segretario del Pd Renzi ha sempre detto di volere un sistema che la sera delle elezioni consegni la certezza del risultato e del vincitore. Il Rosatellum risponde alla questione della governabil­ità? No. O meglio, lo risolve attraverso le coalizioni, che in Italia sono una garanzia di disomogene­ità programmat­ica, alta litigiosit­à fra alleati e conseguent­e ingovernab­ilità. In questo modo, peraltro, c’è la possibilit­à che dopo le elezioni nasca di nuovo un governo di larghe intese, magari fra Pd e Forza Italia. Un film già visto.

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