Vanity Fair (Italy)

Bianco, rosso e Calzone

È stata Donna Imma, capoclan camorrista di oggi l’attrice si è fatta spuntare le squame in una serie fantasy. Dove le donne sono più forti degli uomini e il glamour aiuta

- Di Gomorra - La serie, ALBA SOLARO

a voce è dolcissima, riesce difficile credere a Maria Pia Calzone quando dice «ho un brutto carattere». Pochi giorni fa ha compiuto 50 anni: «Avrei voluto festeggiar­e con un viaggio, ma mio marito mi ha scoraggiat­o, di là no che ci sono gli uragani, di qua gli attentati… Gli ho detto: va bene, hai vinto tu, ma allora niente festa». La risata però è calda. L’attrice di Gomorra - La serie torna in Tv con la serie Sirene di Ivan Cotroneo, su Raiuno dal 26 ottobre. «Sono Marica, mamma di tre sirene che sbarcano a Napoli in cerca di un tritone scomparso. All’oscuro delle dinamiche umane, si scontrano con cose come bullismo, razzismo, che gli paiono assurde, perché lo sono». Da capoclan camorrista a mamma sirena, è un bel salto. «Un salto nel mare di fine ottobre. Abbiamo girato lo scorso autunno, in perizoma color carne. Con le tette all’aria. È stata dura anche per il confronto con i corpi longilinei delle mie “figlie”, belle come il sole (Valentina Bellè, Denise Tantucci e Rosy Franzese, ndr). Profession­iste pazzesche. Rosy, otto anni, entrava in acqua rabbrivide­ndo. Ma non ha mai fiatato. Sua mamma le diceva: “Se non ce la fai dimmelo”. E lei: “Mamma, lo devo fare”». Come mai Marica parla napoletano? «L’ha imparato ascoltando di notte i pescatori di Pozzuoli! Dice anche un sacco di parolacce, ma con leggerezza, a volte neanche capisce (ride)». Siete sirene con le gambe? «Abbiamo diversi poteri, per esempio ci parliamo col pensiero. In acqua abbiamo la coda, sulla terra le

Lgambe, ma solo per dodici ore. Poi rispuntano le squame. Le ragazze mi accusano di aver insistito a venire sulla terraferma solo per potermi mettere le scarpe». Ed è vero? «Sì, un giorno in mare è caduta una copia di Vogue, lei l’ha sfogliata ed è impazzita. Non avendo cognome, si presenta di volta in volta come Marica Dolcegabba­na o Marica Justcavall­i e così via. Io sono più tipo da tuta e sneakers. Ma se vado a una serata non mi trattengo. Anni fa in un film ho interpreta­to una transessua­le. Ho studiato la femminilit­à dal punto di vista di chi la desidera e non l’ha vissuta. Persone per cui la cellulite è una conquista! Attraverso i loro occhi ho imparato che un po’ di glamour non fa male, anzi». Che idea si fa Marica delle umane? «Non riesce a capire com’è possibile che si facciano trattare così male dal genere maschile, perché da loro succede il contrario. Scopre che anche sulla terra le donne sono più multitaski­ng degli uomini. Perché accettano di essere quelle che fanno il passo indietro? Ieri sera parlavo con mio marito del caso Weinstein. Spero non si risolva in un risarcimen­to economico e basta, perché allora avremo perso tutti». Presto la vedremo in Benedetta follia di Carlo Verdone. «Esce a fine anno. Carlo è un uomo adorabile. Da vero ipocondria­co se avevo mal di schiena mi diceva cosa prendere. Se il farmaco non funzionava, mi terrorizza­va: allora è una vertebra rotta. Un catastrofi­sta».

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