Vanity Fair (Italy)

ARRIVA DA «NOI»

LA VERA SODDISFAZI­ONE

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La lettera di lui finiva con un pensiero che da allora non mi è mai più uscito dal cuore. Diceva più o meno così: il vento della vita scompiglia i nostri sogni, eppure noi dobbiamo provare a resistere, raccoglien­do ogni volta quello che rimane, perché arriva sempre il giorno in cui ti accorgi che ne valeva la pena. Ti accorgi, come scrivi tu, che il Noi dà più soddisfazi­oni dell’Io. A patto, mi permetto di aggiungere, che non lo soffochi. Molte coppie si sbriciolan­o perché uno dei due si annulla nell’altro, facendo dipendere dal partner la propria felicità, a volte la propria identità. Ma quando il Noi non è alimentato da entrambi gli Io allo stesso modo, rischia di autodistru­ggersi. Spesso chiamiamo amore un rapporto che ci consente di adagiarci nei nostri punti deboli. Come la persona immatura che si mette con una controllan­te e le delega l’organizzaz­ione della propria vita. Purtroppo chi si appoggia all’amore non evolve. Perché l’amore è anche una stampella, ma è anzitutto un trampolino. Aggiungi che le persone cambiano esigenze nel corso della vita e può succedere che una coppia che era in sintonia smetta di esserlo. Come nella danza: se la musica cambia e uno dei due non si adegua al nuovo ritmo, i ballerini finiscono per pestarsi i piedi a vicenda. Allora, certo, bisogna resistere, crederci, sacrificar­si, essere disposti a riprendere i fili ingarbugli­ati e a dipanarli. Ma fino a un certo punto, secondo me. Fino a quando rimanere fedeli a un amore non diventa un tradimento verso se stessi. A intuirlo fu Jung. Il grande psicoanali­sta era anche un gran furbacchio­ne che per tutta la vita tenne in piedi una doppia relazione, dicendo all’amante: «Tu sei l’aria che respiro, ma lei è la terra su cui cammino: posso forse smettere di camminare?». Però credo che sulla questione dell’auto-tradimento avesse ragione. Bisogna essere disposti a tutto per salvare un grande amore. A tutto, tranne che a tradire se stessi. Nel momento in cui si evolve in una direzione diversa da quella che si era intrapresa col partner, è più onesto ammetterlo, anzitutto con se stessi. E trarne le conclusion­i, dolorose ma coerenti. ANDRƒ DA LOBA

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