Vanity Fair (Italy)

Il pancione ti rende creativa

Dopo una lunga pausa, con i suoi Evanescenc­e AMY LEE pubblica un nuovo album. La maternità ha cambiato tante cose, ma la vena artistica è intatta. Anzi...

- Di ALBA SOLARO

algrado i suoi corsetti vittoriani, i capelli più neri del nero e la passione per i film di Tim Burton, Amy Lee – che per i fan «non è la cantante degli Evanescenc­e, lei è gli Evanescenc­e» – ha sempre rifiutato l’etichetta di gotica. Mai giudicare da pizzi e croce al collo, dunque. Anche perché la musica che ha fatto vendere milioni di copie alla band dell’Arkansas è più un ibrido hard rock epico e romanticon­e. Dopo sei anni, il 10 novembre tornano con il quarto album: Synthesis. Nuovo in parte: ci sono due inediti, il resto sono classici ripensati con l’elettronic­a e un’intera orchestra. Sarà affollato il palco del teatro Arcimboldi di Milano, dove suoneranno il 19 marzo. Ci racconti che album è Synthesis. «Un disco che illumina elementi degli Evanescenc­e spesso rimasti in ombra. Il piacere di prendere una storia importante e vedere se possiamo portarla da un’altra parte». Il nuovo brano Imperfecti­on parla di depression­e e suicidio. Una scelta non facile. «Non lo è. Ma avevo il cuore pesante. La depression­e si è portata via musicisti pazzeschi. Ogni volta ti chiedi: c’erano segni che non abbiamo visto? Cose che avremmo potuto fare? Volevo scrivere qualcosa di vero, con un messaggio: mai perdere la speranza». È così impegnativ­o anche l’altro brano inedito, Hi-Lo? «Sì, ma ce l’avevo in tasca da dieci anni. Parla di un amore finito. Le canzoni sugli ex di solito sono: “Mi hai spezzato il cuore, ti odio”. Questa invece dice: “Ehi! Ti ho perdonato, va tutto bene”». Si considera una persona forte? «La maternità (ha un figlio, Jack, di 3 anni, ndr) ti rende più forte e nello stesso tempo più fragile. Ho imparato a dire di no. Sono diventata più protettiva, anche verso me stessa, perché so di essere importante per Jack. E non mi sento più in colpa se do la priorità alla famiglia». Perché si sentiva in colpa? «Temevo che non sarei più riuscita a scrivere canzoni. E invece non mi sono mai sentita creativa come quando ero incinta».

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