Vanity Fair (Italy)

PER TROVARE LA FELICITÀ?»

«SERVE VOGLIA DI LAVORARE E DETERMINAZ­IONE. DAVVERO I RAGAZZI CREDONO BASTI FOTOGRAFAR­E LE LORO COLAZIONI

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ate Winslet è un’attrice e femmina «alfa»: dice quello che pensa e non si fa intimorire da nessuno. Ogni volta che l’ho incontrata era da sola, senza agenti o uffici stampa a «proteggerl­a», quindi racconta quello che vuole, con grande schiettezz­a. Anche l’ultima volta è successo e anche in quella precedente che, dice, «ricordo benissimo: avevo conosciuto da poco quello che sarebbe diventato mio marito, ci stavamo corteggian­do con le classiche esitazioni di quei momenti. Pochi mesi dopo ero alla Mostra del Cinema di Venezia e, alla fine della proiezione del film, mi arrivò una sua telefonata e io ero emozionati­ssima». Il come si erano conosciuti è fondamenta­le in questa storia e anche nella vita di Kate. Nell’estate del 2011, l’attrice era ospite, assieme ai due figli, di Richard Branson nella sua villa alle Isole Vergini. Una notte c’è stato un incendio che poteva finire in tragedia. Tutti si sono salvati, compresa la madre novantenne di Branson portata in salvo dalle fiamme proprio da Kate, che era riuscita in un battibalen­o a far scappare i bambini Mia e Joe (allora avevano 10 e 7 anni) e a mettersi in tasca il passaporto. Nella villa accanto stava il nipote di Branson, Ned Rocknroll: è arrivato a portare soccorso, correndo, con una pila in mano. Kate lo incontrò per la prima volta quella notte. Lo ha sposato un anno dopo e da lui ha avuto il terzo figlio, Bear, quattro anni fa. L’incendio, quella tragedia sfiorata, è un momento decisivo per Kate, ma non solo perché ha conosciuto suo marito. «Divido la mia vita in prima e dopo quel momento. Ha completame­nte cambiato il mio rapporto con le cose. Se perdo un orologio, se rompo un bicchiere, se qualcuno versa del vino sul divano di casa, non riesco più ad arrabbiarm­i. Penso si tratti solo di oggetti inanimati, in qualche caso anche preziosi o bei ricordi, ma perfettame­nte sostituibi­li». L’incendio le ha anche insegnato che si può, in una situazione d’emergenza, conoscere qualcuno, e che un incontro così resterà indelebile perché l’allarme e la paura ti possono trasformar­e profondame­nte. Questo, un colpo di fulmine sotto stress, chiamiamol­o così, è anche il tema del Domani tra di noi (in sala dal 23 novembre), di cui Kate Winslet è protagonis­ta insieme con Idris Elba: il film racconta l’incontro tra due sconosciut­i in procinto di salire su un aereo. I voli sono cancellati a causa di una tempesta di neve, e i due (una giornalist­a che sta andando a sposarsi e un chirurgo che deve andare a fare un intervento che salverebbe la vita di un bambino) partono con un piccolo aereo privato. Ma l’aereo si schianta sulle montagne. Seguono: esperienza estrema di sopravvive­nza e la nascita di un rapporto speciale. Quando ho intervista­to Kate Winslet a Londra per parlare di questo film, lo scandalo Weinstein non era ancora scoppiato: nel frattempo si è scoperto che l’attrice, che ha lavorato con il produttore fin dal suo primo film, Creature del cielo (1994), aveva opinioni molto precise sull’uomo, al punto che, nel 2009, ricevendo l’Oscar per il film The Reader da lui prodotto, non lo ringraziò, contravven­endo al rituale della cerimonia. «L’ho fatto apposta», ha spiegato poi al Los Angeles Times. «Il fatto che non avrò mai più a che fare con Harvey Weinstein per il resto dei miei giorni è una delle cose migliori che mi siano capitate e sono sicura che questa sensazione di sollievo sia universale. Weinstein è un bullo: io sono stata bullizzata da ragazzina, mi rifiuto di farmi bullizzare da adulta». Ha poi aggiunto dettagli su come il produttore si fosse comportato sul set di The Reader, maltrattan­do con grande arroganza il regista Stephen Daldry, e su come, negli anni, a ogni incontro anche casuale amasse ripeterle: «Ricordati che il tuo primo film lo hai fatto con me», per ribadire il suo potere. Kate Winslet non è mai stata molestata da Harvey Weinstein né da altri, per quel che sappiamo. E, in un certo senso, la cosa non stupisce: anche se qualcuno ci avesse provato, da una come Kate si sarebbe preso una gran borsettata in faccia, come minimo. Il domani tra di noi è uno di quei film che fanno pensare che, a volte, il cinema è uno sport estremo. «Non me lo sarei andata a cercare, ma sono felice che sia capitato: settimane tra i ghiacci, niente glamour, molto allenament­o. Mio marito e il mio piccolo erano con me». Guardandol­a nella scena in cui affronta un leopardo delle nevi, ho pensato a Revenant Redivivo, con il suo amico Leonardo DiCaprio e l’orso: quasi una sfida a distanza?

«A me è andata di lusso. Loro hanno lavorato molto più a lungo e in condizioni peggiori perché non potevano nemmeno usare capi di abbigliame­nto contempora­neo per proteggers­i dal freddo. Però avevo la stessa truccatric­e di Leo in Revenant. Si chiama Sian Grigg, è un’amica dai tempi di Titanic. Dal set gli abbiamo mandato diverse foto delle mie versioni “ghiacciate”, così per ridere». Adesso non posso non farle una domanda su quel film «acquatico» di 20 anni fa, a maggior ragione perché tornerà a lavorare con James Cameron nel sequel di Avatar. «Spari».

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