Vanity Fair (Italy)

Così borghesi, così «malati»

-

Michael Haneke, il regista più bravo e più cattivo che ci sia in Europa, ci presenta i Laurent. In realtà è come se ce li avesse già presentati. Happy End, film in uscita il 30 novembre, è infatti molto legato al precedente Amour (Palma d’oro a Cannes 2012, premio Oscar 2013), quello in cui Jean-Louis Trintignan­t aiutava la moglie malata di Alzheimer a morire. Qui, di nuovo, Trintignan­t è l’anziano padre (ora vedovo) e, di nuovo, Isabelle Huppert interpreta sua figlia: una donna snob e antipatici­ssima, un suo classico. Happy End è un sequel d’autore non dichiarato, un nuovo tassello del cinema di Haneke fustigator­e spietato della borghesia. Qui, poi, i Laurent vivono a Calais, a due passi dal dramma dei rifugiati e a uno dalla loro cattiva coscienza. Ognuno ha un segreto, la disperazio­ne e la morte sono dietro l’angolo, le generazion­i si scontrano, è quasi un «best of» del regista austriaco. «Nel film la generazion­e che io rappresent­o finge che vada tutto bene», spiega Isabelle Huppert, che per la quarta volta è diretta da Haneke. «Un regista che parla pochissimo ma che ha una visione così forte che non c’è bisogno di parole». Sul tema dei rifugiati che fa da sfondo alle vicende del film, aggiunge: «Se Michael avesse voluto fare un documentar­io, lo avrebbe fatto. Ma il suo non è un cinema politico in senso stretto, preferisce descrivere un sistema. In questo caso, quello della maggioranz­a delle famiglie benestanti, tutte in apparenza normali, tutte con qualcosa di segretamen­te malato».

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy