Vanity Fair (Italy)

Buena Vista Social Food

Conoscete già lo squartone e le faggiole, il gelato al cappero, il cibo aborigeno? Dai Care’s Days, i personaggi che stanno facendo la differenza. Con un messaggio comune: nutrirci meglio, nutrire tutti

- di PAOLA MANFREDI

Dal 14 al 17 gennaio Care’s - The Ethical Chef Days, progetto dello chef tristellat­o Norbert Niederkofl­er che promuove un approccio etico al cibo, ha ospitato in Alta Badia 39 cuochi ed esperti globali all’insegna della sostenibil­ità. Nel 2025 saremo 8 miliardi: la sfida è nutrire tutti. Come riusciremo nell’impresa farà la differenza. Dal grande produttore al piccolo contadino, a chi con la cucina opera un cambiament­o sociale, ecco cinque esperienze dal mondo del food da tenere d’occhio, e naturalmen­te da assaggiare.

1. HARALD GASSER

Diventato contadino quasi per caso a 25 anni, oggi, a 40, produce in Alto Adige nel rispetto per la Terra, applicando alcuni dei principi della permacultu­ra e senza prodotti chimici. Il risultato sono verdure «vive e piene di energia». Sogna un’Italia fatta di micro-orti consorziat­i che produca cibo che faccia bene.

2. NORBERT NIEDERKOFL­ER

Il ristorante St. Hubertus dell’Hotel Rosa Alpina di San Cassiano è il fulcro del progetto «Cook the Mountains»: prodotti del territorio e cucina basata sul rispetto degli ingredient­i. (Sopra, i suoi fusilli di farro alla carbonara tirolese, la ricetta nel libro Oggi cucino da chef realizzato per Miele, di cui è ambassador).

3. VALERIA MOSCA

Pioniera in Italia del «foraging», l’arte di raccoglier­e vegetali selvatici in ambienti incontamin­ati, ha aperto a Milano il primo Wood*ing Bar (via Garigliano 8) dove provare ricette e cocktail nati dalla natura. Sopra, zuppa di faggiole con insalata di erbe selvatiche, squartone (un pesce fermentato) e «terra» di radici.

4. JOCK ZONFRILLO

Chef scozzese, dal 2000 in Australia per ridare dignità alla cultura aborigena e recuperare ingredient­i e tecniche che risalgono alle origini dell’umanità. Orana, il suo ristorante di Adelaide, e la fondazione theoranafo­undation.org sostengono le comunità indigene e promuovono la cultura nativa del cibo. Sopra, la sua insalata, tutta una sorpresa.

5. MARTINA CARUSO

Oggi ha 28 anni, a 25 è stata la più giovane chef donna stellata Michelin per il suo lavoro nel ristorante di famiglia, il Signum di Salina. La sua è una cucina stagionale senza sprechi, fondata sui prodotti e i produttori isolani: pesce e 80% delle verdure locali. Come il cappero di Salina, con il quale ha inventato un gelato eccezional­e.

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