Vanity Fair (Italy)

LA VITA È MERAVIGLIO­SA

RIMANERE SEDUTI È TEMPO SPRECATO»

- di SILVIA BOMBINO foto OLIVIERO TOSCANI

Risponde al telefono con il fiatone. «Scusi», dice. «Mentre aspettavo, mi sono messo a giocare a pallone». Lo chef Antonino Cannavacci­uolo – sovraespos­to in tv, tra MasterChef, ’O Mare Mio, vari spot, e di cui pare ormai di sapere tutto, dalle pacche sulla schiena ai motti («Una crema pasticcier­a senza buccia è come Milano senza il Duomo») – riserva sorprese. L’intervista è fissata per la sua pausa, alle 14, che interrompe la registrazi­one della sesta edizione di Cucine da incubo. La immaginavo a tavola. «Macché. Faccio presto: ho mangiato due broccolett­i e un filetto di branzino». L’anno scorso ha detto di essersi messo a dieta. Continua? «La mia non è una dieta, ne ho provate tante e ne ho mollate tante. Ho proprio cambiato stile di vita. Dopo le quattro del pomeriggio non mangio più zuccheri, ho ridotto i carboidrat­i e il pane non lo tocco proprio. A cena cerco di mangiare verdure. Poi ogni volta che posso mi muovo, come ora, faccio una partitella, cammino, vado a fare una corsa. Perché l’attività fisica non ti fa allungare la mano». Che vuol dire? «Se passi la mattina a sollevare pesi col battito del cuore a 140, e poi a mezzogiorn­o ci sta il bignè e tu sai che per toglierti quel bignè di dosso ti sei fatto un’ora e mezza di pesi, non la allunghi la mano, è automatico». I risultati si vedono? «Questa mattina ho fatto il buco alla cintura, mi cadevano i pantaloni. Non provavo questa emozione da tanto». La sua biografia dice che è alto 1 metro e 91 centimetri e pesa 140 chili. È così? «Diciamo... L’altezza è giusta. Il peso era un po’ di più. Ho perso venti chili in un anno». Si sente anche meglio? «Faccio più veloce ad allacciarm­i le scarpe, è sparito il rotoletto di grasso dietro al collo. La verità è che un anno fa ho fatto degli esami e sono risultato al limite per il diabete e il colesterol­o. Ero a un bivio: il dottore mi ha detto che ero ancora in tempo per recuperare. Ho scelto di cambiare, per una questione di salute. Scherzando, Elisa, 10 anni, mi diceva: “Papà è ciccione! E scappava”. Ma a me non è mai fregato niente. A MasterChef mi hanno fatto fare di tutto: ho fatto il bagno, mi sono tolto la maglia, mai avuto vergogna». Se il Napoli vincesse lo scudetto, si spoglia al San Paolo come fece la Ferilli all’Olimpico? «No, vabbuò, lei se lo poteva permettere! Io se vinciamo lo scudetto prendo mia figlia e mio figlio Andrea (5 anni, ndr) e li porto giù: devono capire che cos’è Napoli». L’11 gennaio ha postato su Instagram una foto di lei a 10 anni, le si vedevano le costole. «Pensano tutti che sia sempre stato così. Invece ero magrissimo. Mi ha fregato il lavoro: vent’anni fa pesavo 82 chili, dal ’99, quando ho preso Villa Crespi (il suo primo ristorante a Orta San Giulio, ndr) sono ingrassato di tre, quattro chili all’anno. Stavo in cucina dalle 7 del mattino alle 2 di notte, eravamo in 12 a fare tutto, adesso siamo in 140». Ora invece come gestisce il suo tempo? «Nei miei bistrot (di Novara e Torino, ndr) ci stanno i miei ragazzi fidati, lo dico, non prendo in giro nessuno. Telefono, ci vado una volta a settimana, fisso il menu, ci metto il nome, ma li segue mia moglie Cinzia. Io lavoro a Villa Crespi, quando è aperto. Se devo registrare MasterChef sto a Milano fino alle cinque, poi mi metto in macchina e vado lì, faccio il servizio, saluto

i clienti, poi mi rimetto in macchina e ritorno a Milano. Adesso che il ristorante è chiuso registro le puntate degli altri programmi tv e gli spot». Faticoso. «Stare fermo mi annoia. La vita è meraviglio­sa, rimanere seduti è tempo sprecato. Ho iniziato a lavorare a 13 anni. Mio padre mi accompagna­va a scuola, poi i professori lo chiamavano: Antonino non è venuto. Lui era incredulo, diceva: ma come? L’ho portato io! Ma io non ce la facevo: fingevo di entrare e poi me ne andavo a lavorare. Mi piace troppo». Quanto riesce a essere presente, in famiglia? «Non quanto vorrei. Io e mia moglie ci siamo messi nel business da ventenni. Abbiamo fatto molti sacrifici e ora ne stiamo raccoglien­do i frutti. Probabilme­nte stare con una persona che non avesse condiviso la stessa passione sarebbe stato complicato. Sono molto fortunato ad avere Cinzia. Quando ci guardiamo negli occhi ci capiamo al volo». E i figli? Avete un esercito di babysitter e cuochi che si occupano di loro? «Due barra tre persone. Poi ci sono i nonni. Ma mia moglie stacca verso le cinque, e per fortuna lei c’è sempre. Io invece non ci sono molto, quindi finisce che lei fa un po’ il poliziotto e io invece li vizio. I capricci per me sono momenti bellissimi. Anche se cerco di insegnar loro che nulla è dovuto, che sono privilegia­ti, provo a trasmetter­gli la passione, i valori, su tutto a essere delle brave persone. La lezione di mia nonna Fiorentina, insomma». Una volta ha detto che sua nonna le ha insegnato a credere nell’Aldilà. È vero? «Ero legatissim­o a lei, era molto religiosa, prendeva il rosario alle sette di mattina e lo posava a mezzanotte. Metteva sempre il Signore davanti. Ringraziav­a e mi diceva di fare del bene agli altri...». Suona una campana. «Ha sentito? Sa che cosa vuol dire?». No. «A Napoli quando parli e suona la campana si dice che stai dicendo la verità. Ha risposto mia nonna alla sua domanda. Anche se a molti sembro pazzo, io ci credo. La cerco spesso, e sento dentro la sua voce». E che cosa le dice? «Mi dà conforto. Quando sono in difficoltà, ma anche quando mi succede qualcosa di bello e la ringrazio. È il mio angelo custode, tutti dobbiamo trovare il nostro».

«NON SONO SEMPRE STATO COSÌ. ERO MAGRISSIMO, VENT’ANNI FA PESAVO 82 CHILI. POI SONO INGRASSATO DI TRE, QUATTRO ALL’ANNO»

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