SE NON VOTI TI PUNISCO
Alle elezioni del 4 marzo si prevede un 30% di ASTENUTI. Ma non è sempre stato facoltativo recarsi alle urne, e non lo è ancora oggi, in molte parti del mondo. Ecco quali
Se state pensando di non recarvi alle urne, siete in buona compagnia. Il «partito del non voto», stando agli ultimi sondaggi, potrebbe sfondare quota 30%: circa un terzo degli elettori risulta indeciso sulla scelta da compiere e non è escluso che diserterà l’appuntamento del 4 marzo. Nel 2013 l’affluenza si era fermata al 75%, nel 2008 all’81. In Italia dal 1993 non sono più previste sanzioni per chi si astiene: prima partecipava oltre il 90 per cento della popolazione. In più di 20 Paesi in giro per il mondo, al contrario, il voto è rimasto un dovere. Ma le armi anti-astensione non sempre funzionano al cento per cento. Il Belgio ha fatto da apripista: per gli uomini il voto è obbligatorio dal 1892. Dal 1949 lo è anche per le donne. Chi diserta le urne rischia una multa salata (fino a 150 euro). Alle elezioni parlamentari del 2014 ha votato l’89% della popolazione (circa il 5% ha consegnato scheda bianca). Il voto è obbligatorio anche in altri Paesi europei, come Lussemburgo e Grecia. Se ne è discusso, invece, nel Regno Unito quando, nel 2016, il 64% degli under 25 non ha votato al referendum sulla Brexit. Al di là delle multe, le pene sono molto più severe in altre parti del mondo. E non si tratta solo dei regimi (in Corea del Nord per votare bisogna registrarsi con un mese di anticipo: chi si rifiuta finisce sotto indagine), in Egitto chi si astiene rischia una pena detentiva di cinque anni. In Bolivia, oltre a perdere il passaporto, si sta fermi un giro: chi diserta viene escluso dalle elezioni successive. Prevista anche un’ammenda pari a un quinto del salario minimo nazionale (circa 50 euro). In Perù non si può fare testamento, cambiare domicilio né rinnovare la patente di guida. In altri Paesi votare è obbligatorio ma ci sono eccezioni. In Argentina, per esempio, può recarsi alle urne anche chi ha compiuto sedici anni, ma solo chi è maggiorenne va incontro a sanzioni in caso non voti. Esentati gli over 70. Lo stesso accade in Brasile, dove non vengono puniti nemmeno i cittadini analfabeti. In Ecuador l’obbligo scade a 65 anni. Dal 1924 è obbligatorio votare alle elezioni federali in Australia. Chi si astiene senza una giustificazione valida deve saldare una multa che può arrivare a 180 dollari australiani (oltre 100 euro). Altrimenti si rischia il carcere. Per i fan del voto obbligatorio l’Australia è un modello da seguire, ma nella terra dei canguri il sistema pare essersi inceppato: nel 2016 l’affluenza si è fermata al 91%, il livello più basso da quando c’è l’arma anti-astensione.