Caduti in una trap
Arriva il nuovo album di TEDUA, «collega» di Ghali. Tra rime violente e voci metalliche ecco di chi sono «figli» le stelle della trap italiana
Nel mondo della trap, sottogenere del rap di gran moda tra gli adolescenti italiani, le cose si evolvono molto in fretta. Non abbiamo fatto in tempo a stupirci per l’improvviso successo della Dark Polo Gang e ad abituarci alla nazional-popolarità di Ghali (negli spot di una compagnia telefonica e addirittura imitato da Fiorello) che è arrivato Sfera Ebbasta a presidiare militarmente le classifiche: nella settimana di uscita del suo album Rockstar, nove singoli nella top 10 Fimi erano suoi. E in questi giorni esce in streaming il nuovo album di Tedua, che proverà a far sembrare storia vecchia i tre nomi precedenti. Burnout, uno dei due singoli che anticipano Mowgli – Il disco della giungla, è un ottimo «bignami» di cosa è la trap in Italia oggi. Il pezzo comincia così, un po’ intimidatorio e un po’ promozionale: «Esco col disco a marzo e ti ammazzo alla Ciro Di Marzio / Tedua è in tele in braghe di tela come un talebano». Rime violente e paradossali, con l’immancabile autotune a rendere metallica la voce, segno distintivo della trap insieme alle basi elettroniche. Tedua è stato «adottato» da Fedez, è entrato nella sua etichetta discografica Newtopia e ha già ottenuto un disco d’oro (con La legge del più forte) e uno di platino (Wasabi 2.0). Sulla copertina del nuovo album si paragona a Mowgli, mentre la giungla intorno a lui è quella urbana in cui è cresciuto, con annessi pericoli e tentazioni. L’atmosfera da spaccio, l’uso di una droga artigianale fatta di codeina e gazzosa, i riferimenti continui a violenza e armi sono tra i cliché della trap, anche se la Dark Polo Gang viene dai quartieri più borghesi di Roma e Ghali è ecumenico come Jovanotti. Lo impone il genere d’origine: negli Stati Uniti la trap nasce come cellula impazzita del rap ed è frequentata da gente autenticamente pericolosa, non dai figli scapestrati dei vostri vicini di casa. Ad Atlanta, Gucci Mane entra ed esce di prigione, i suoi problemi legali sembrano l’indice analitico di un testo di diritto penale e nel 2013 ha spaccato una bottiglia in testa a un fan che gli aveva chiesto un selfie. Al suo ex amico Jeezy, dotato di un analogo catalogo di guai con la legge, è stato trovato un Ak-47 (cioè un kalashnikov) nel tour bus. «In faccia un Ak, tra le gambe un mitra, ya (Boom, pah) Sparo alla tua tipa», canta Sfera in Bancomat (uno dei famosi nove brani in top ten). Lui però al massimo il kalashnikov ce l’ha tatuato in faccia.