Vanity Fair (Italy)

Con sentimento

Storie che ti riportano sulla Terra e te ne staccano, che nascono e che muoiono. L’ultimo disco dei Baustelle racconta, soprattutt­o, l’amore, lieto e burrascoso, di FRANCESCO BIANCONI

- di SILVIA BOMBINO foto GIANLUCA MORO

CÕè il sole ma Francesco Bianconi ha un maglione di lana verde, stretto. Le mani non stanno ferme – una allarga il collo, l’altra tamburella sul tavolo – ma la voce è calma, profonda e impostata, la stessa con cui canta nel nuovo L’amore e la violenza Vol. 2. È identico a dieci anni fa – quando, dopo quattro dischi con i Baustelle, raccontava di essere «a metà del cammin di nostra vita» – ma dice: «Ho scavallato, sono anziano». Ha 44 anni. In questo decennio ci sono stati altri quattro album, due romanzi, decine di canzoni per altri. Una famiglia costruita e ricomposta: sua figlia Anna è nata il 5 aprile del 2013, la sua compagna lo ha lasciato nel 2016. Poco dopo l’uscita di L’amore e la violenza, circa un anno fa, ha dichiarato di essere diventato un ragazzo padre. «Chiariamol­o: non è vero. Lo avevo detto come battuta, era una citazione di Jannacci. Ho un ottimo rapporto con la mia ex compagna e in armonia cresciamo nostra figlia». La sua ex si sarà arrabbiata. «Infatti è successo. E aveva ragione». In quel disco c’è Ragazzina, dedicata a sua figlia. Ma poca traccia della sua storia d’amore. «L’amore e la violenza parlava di amore “in tempo di guerra”, dicevo nelle interviste. Che era un trucco per parlare più della società. Ora invece, poiché le canzoni sono nate mentre eravamo in tour, mi sono dato una regola: scrivere un disco sull’amore ma diverso dal precedente. E lo è: racconta solo di relazioni». Forse è l’album in cui si è messo più a nudo. «Sì, è molto sincero, molto intimo. Caraibi, per esempio, è un pezzo sulla fine del mio primo amore, vent’anni fa, a Montepulci­ano». Si è separato. «Ma adesso c’è Veronica», come canta in Veronica, N.2, il nuovo singolo? «Il pezzo è la foto di un momento preciso, quello in cui sei molto preso, innamorato». Appunto: è il suo? «Sto bene, sono contento. Sono in un’altra relazione. Anche Baby è una canzone che parla di innamorame­nto». Canta: «Mi fai sentire un essere migliore/senza di te non so che fare». «A me succede, ci cado ogni tanto, ed è quella sensazione: passare una giornata meraviglio­sa e sentirsi fuori dal tempo con la persona da cui si è attratti, a cui si vuole bene». Era tanto che non scriveva un pezzo d’amore spensierat­o. «È vero, mancava. Mi viene in mente Bruci la città, ma sono passati anni». Perdere Giovanna invece ha un tono più malinconic­o. Racconta la fine dell’amore. «La fine e la sensazione di rinascita. “Drogarsi, uscire a bere con un’altra donna”. Che però è un entusiasmo effimero, triste, c’è poco da ridere. Per me è l’uomo di mezza età che ha convissuto e poi si trova con una nuova ingombrant­e libertà. Certo, se la ascolta un ventenne magari la interpreta in un modo più gioioso». Un verso fa: «Cancellare tutti i suoi messaggi per un errore madornale». Le è capitato? «Sì. Sono un utente del cellulare moderno da circa un anno, prima comunicavo solo con sms, senza chat, senza fare video. Stavo anche bene ma poi tutto il mondo mi cercava via WhatsApp e l’ho cambiato. Il nuovo telefono era diverso, ho voluto cancellare l’ultimo sms ma con lui sono spariti tutti i precedenti. Poi gli esperti mi dicono che c’è il backup, che non si perde niente». Quindi i messaggi sono salvi. «Persi un settembre, l’ultimo salvataggi­o era di luglio». Ah. «Sì, lo so: non li recupererò mai tutti. Però mi dà sicurezza l’idea che da qualche parte quelle parole esistano». La pensavo più nerd. «Uso molto i computer ma per la musica. Non certo per entrare in comunicazi­one con le persone. È tutto un po’ esagerato, se dessi retta al telefonino mi rendo conto che perderei tutta la giornata lì dentro».

Sui social non è molto attivo. «Forse la vita reale è quella dei social... Però, da anziano e da snob, sto meglio senza filtro. Preferisco il mistero all’esibizione totale a cui siamo abituati. Certo, è anche bello “massaggiar­ci narcisisti­camente” ma bisogna trovare una misura. Anche perché offrire la propria immagine è più simile alla solitudine». Che cosa intende? «È una riflession­e legata alla canzone L’amore è negativo che è praticamen­te una parafrasi di Eros in agonia del filosofo coreano ByungChul Han. Il mondo occidental­e, dice lui, si basa sull’esaltazion­e dell’individuo, abbiamo il tabù della morte e il mito della salute, ci facciamo belli andando in palestra e, aggiungo io, facendoci selfie perfetti. I social servono a mettere l’accento su di me, l’altro è solo apparentem­ente evocato. È più simile alla masturbazi­one che all’amore». Che invece è...? «Annullare l’ego per darsi all’altro. Mi piace pensarlo così: l’amore vero ha in sé il segno meno, è distruttiv­o, sporco, finito». L’amore è negativo finisce così: «Salva tuo figlio, muori al posto suo». Perché? «Generare dei figli è come arrivare a una forma di amore vero, perché non solo ti riporta sulla Terra – sei costretto ad annullarti per fonderti con l’altro – ma allo stesso tempo ti stacca dalla Terra. È molto vicino, per esempio, a ciò che fanno i mistici, i santi, guardando a Dio. Con la donna amata questa operazione non riesce sempre, con una figlia sì». Che cosa è difficile, invece, con Anna? «Dare senza avere la pretesa di avere qualcosa in cambio. Non so se mi riesce. Sei lì, la metti a letto, “buonanotte, ti voglio bene”. Se lei sta zitta, tu pensi: però, adesso, sarebbe bello se dicesse “ti voglio bene anche io, papà”». Ha cambiato stile di vita, per lei? «Inevitabil­mente. Ho pensato: oddio e se mi viene un infarto perché sono un tabagista e lei rimane sola adesso? Cerco di stare attento a quello che mangio, ho ridotto le sigarette». Che genitore è tra: steinerian­o, fa intagliare il legno. Performati­vo, fa studiare il cinese. Montessori­ano, bambino al centro, viva la libertà. «Una via di mezzo. In casa ci sono tanti strumenti musicali ma non è che le spiego il mio lavoro – ho notato che adesso a qualcuno dice “mio papà è un po’ famoso” – non la spingo a suonare». È la voce di sua figlia quella incisa all’inizio di Lei malgrado te? «Sì, è lei che fa “one two, three, four”. Al nido faceva inglese, ora l’ha abbandonat­o. Mi ha sempre fatto ridere come i bambini pronuncino perfettame­nte. Per gioco abbiamo fatto questa cosa del count-in, ma non la forzo, non le faccio fare niente. Sono un papà moderato, sono stato un estremista tutta la vita». Parla come un rocker sul viale del tramonto. Stiamo al gioco: regge ancora i concerti? Sentiremo mai la notizia di una fan molestata? «Li reggo più ora che da giovane, ora mi diverto, prima era una sofferenza. Circa le fan, non credo, sono abbastanza in pace con me stesso. C’è una distanza fisica tra il bere e il chiacchier­are con una persona nel camerino del concerto e la porta dell’albergo, non ho mai costretto nessuna a varcarla. E non ho mai fatto provini a nessuno».

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 ??  ?? dal I Baustelle, 1998. SEMPRE Da UNITI insieme sinistra, Claudio Brasini, 46 anni, Francesco Bianconi, 44, Rachele Bastreghi, 40. Saranno in tour dal 7 al 27 aprile. baustelle.it Per info:
dal I Baustelle, 1998. SEMPRE Da UNITI insieme sinistra, Claudio Brasini, 46 anni, Francesco Bianconi, 44, Rachele Bastreghi, 40. Saranno in tour dal 7 al 27 aprile. baustelle.it Per info:

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