Vanity Fair (Italy)

Libere tutte

Bellezza non fa più rima con magrezza: a vincere ora sono le curve. Lo dice una ricerca che fa parlare le donne italiane. E non solo

- di Paola Saltari

LÕargoment­o riguarda tutte noi: il rapporto di una donna con il proprio corpo è un aspetto delicato, soprattutt­o quando si parla di chili. E per decenni la nostra società ha dato per scontata l’equazione «bellezza uguale magrezza». Almeno fino a oggi. Secondo una ricerca condotta da Gfk Italia per Fiorella Rubino (il primo brand del fast fashion italiano dedicato alle donne curvy) qualcosa sta cambiando in termini di autostima e consapevol­ezza di sé. L’indagine, realizzata su un campione di mille donne e duecento uomini tra i 25 e i 60 anni, ha fatto emergere un dato significat­ivo: secondo gli italiani – di entrambi i sessi – la donna ideale non è tutta pelle e ossa, ma una taglia 44. Segue nelle preferenza la taglia 46, mentre solo al terzo posto si piazza la 40-42. Un’inversione di tendenza? In un certo senso sì, complice anche «il caso Weinstein che ha contribuit­o a rilanciare una condivisa affermazio­ne della dignità della donna», spiega il sociologo Francesco Morace, invitato a interpreta­re i risultati. Che fanno emergere altri dati interessan­ti: le donne curvy piacciono perché sono positive, allegre, materne. Sicurament­e stanno imparando a riscoprire la propria joie de vivre al di là degli stereotipi tuttora presenti e di cui sarebbero responsabi­li soprattutt­o i media. Ciò nonostante, la magrezza continua a essere giudicata un canone estetico importante, soprattutt­o dalle donne che sono molto più a dieta rispetto al passato. Del resto, come spiega la filosofa Laura Campanello: «Accettarsi è un percorso, un viaggio che non si può fare da sole: bisogna trovare luoghi, persone, abiti che facciano sentire che non ci si sta accontenta­ndo di una gara di serie B ma che si sta accettando una competizio­ne di serie A, sempliceme­nte diversa». Dunque, Shape diversity. Questo, conclude anche Morace, è il concetto su cui deve puntare la moda: «C’è davvero bisogno di una nuova creatività per liberare le donne dalla gabbia della taglia 40-42».

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