Vanity Fair (Italy)

L’ultimo film di Weinstein

- paola jacobbi

Quando andrete a vedere I segreti di Wind River (e vi consiglio di farlo, è un thriller insolito e ben fatto), sappiate che avrebbe potuto essere tra i candidati all’Oscar. La storia di come non ci sia arrivato meriterebb­e un film a parte. Al festival di Cannes 2016 il film, opera prima di Taylor Sheridan, viene acquistato per la distribuzi­one dalla Weinstein Company, solo in base alla sceneggiat­ura. Un anno dopo, il film è pronto, va a Cannes nella sezione Un certain regard e la vince. Fin dall’uscita della prima proiezione sulla Croisette, circola la voce: Jeremy Renner (47 anni, nella foto sotto), o Elizabeth Olsen, o magari entrambi, avranno una nomination all’Oscar. Poi, a ottobre, il favoloso mondo di Weinstein, king maker della stagione dei premi, è crollato come sappiamo. A rendere il tutto ancora più folle, c’è il fatto che il film racconta di violenze sulle donne, in particolar­e sulle native americane di una comunità del Wyoming. Appena è scoppiato il caso Weinstein, Sheridan ha detto che se la società di Harvey avesse distribuit­o il film, lui avrebbe tolto la firma, sostituend­ola con Alan Smithee, lo pseudonimo che a Hollywood si usa quando un film è passato attraverso molti guai e molti registi. Ma non è stato necessario: l’autore e i suoi produttori si sono ripresi il film e hanno destinato il ricavato degli incassi americani alla tribù TunicaBilo­xi. Certo, soldi per fare una campagna Oscar in grande stile non ne sono rimasti. Pazienza per il bravissimo Jeremy Renner, la nomination arriverà un’altra volta.

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