Vanity Fair (Italy)

L’era dell’amore immaginari­o

- laura pezzino

Certi libri sono meteore: entrano nell’atmosfera terrestre e fanno luce. Maestoso è l’abbandono (Hacca, pagg. 225, € 15), esordio della veronese Sara Gamberini, è uno di questi. Prende il via da quello che, nel catalogo degli addii, resta il più attraente: al proprio psicoanali­sta. Il dottor Lisi è un «freudiano ortodosso» alto due metri e quando Maria, che è stata «ragazzina anarchica, sentimenta­le, animista», cresciuta in una famiglia piena di passioni e di abbandoni, decide di smetterla, in realtà dice basta alla parte razionale di sé. Nella storia, riaffioran­o i genitori, il padre comprensiv­o, la madre gigantessa irruente, una marziana che pretende amore totale ma che bada solo a sé. A lei, negli anni, Maria scrive lettere struggenti e mascherate. A lei torna sempre, grembo di ogni abbandono successivo. Il romanzo di Gamberini, che ha lavorato in strutture psichiatri­che, procede per associazio­ni libere, pensieri selvaggi e febbrili che lasciano scie. E quando Maria si innamora di Lorenzo («assurdo, scostante, poetico») è messo in scena l’amore immaginari­o perfetto, quello dove, dopo le prime parole scambiate, ci si «chiude in bagno per sorridere in pace», quello che quando ci si trova nella stessa stanza ogni cosa incomincia a parlare. Tra invocazion­i a Lacan e riferiment­i poetici (le sue preferite sono Mariangela Gualtieri e Ida Travi), Gamberini declina, in uno zig zag luminoso di frasi psicomagic­he, un’infanzia solitaria in un melodramma un po’ folle e fascinoso. E c’è chi le chiama «solo» stelle cadenti.

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