Vanity Fair (Italy)

Arriverà il diluvio e avrà i tuoi occhi

L’uragano Katrina, la maternità e la violenza nel primo romanzo di JESMYN WARD pubblicato in Italia di LAURA PEZZINO

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Nella mappa degli scrittori del Mississipp­i, nessuno (non William Faulkner, non Donna Tartt, non Eudora Welty) sta più a sud di lei. Jesmyn Ward, 40 anni, è originaria di DeLisle, mille abitanti, poche foto su Google Maps, un mercatino, prati, prefabbric­ati, un pugno di strade tra il bayou e il Wolf River. È un posto, dice spesso nelle interviste, che ama e odia insieme, e nel quale nonostante tutto è tornata a far crescere i figli. Qui, cambiandog­li il nome in Bois Sauvage, ha ambientato i suoi romanzi, che l’editore NN ha iniziato a pubblicare in Italia inaugurand­o, dopo quella di Holt e di Grouse County, una nuova trilogia. Il primo è Salvare le ossa, che nel 2011 ha vinto il National Book; seguiranno Sing, Unburied, Sing e Where the Line Bleeds. In tutti, troviamo i temi del Sud: il conflitto razziale, la povertà (quella del film Re della terra selvaggia, 2012, ma meno romanticiz­zata), l’amore, la violenza. In Salvare le ossa, Ward narra la storia dei Batiste tra i quali spicca Esch, 16 anni, incinta. La ragazza ha tre fratelli (dove vanno loro, va lei, dice): uno fissato col basket, uno innamorato del cane e il piccolo, la cui nascita aveva causato la morte della madre. I Batiste sono una delle tante famiglie nere povere della costa del Golfo. Il romanzo si svolge in 12 giorni, quelli prima e dopo l’uragano Katrina nel 2005, e ha un impianto archetipic­o e richiami biblici: la loro casa è costruita sulla Fossa, l’acqua arriva e dopo di essa il mondo è fatto nuovo. Senza una madre a guidarla nel diventare donna, Esch cerca modelli nei miti greci. Poteva scegliere Antigone o Euridice, e invece è Medea, furiosa d’amore per l’infedele Giasone di cui uccide i figli, quella che sente simile a sé: Esch prova infatti una passione folle per Manny, colui che le ha messo il figlio in pancia e non la ricambia. È lui che «a vederlo mi sono sentita spaccare le costole» e il cui collo «è la cosa più luminosa in tutta la radura». Quello di Bois Sauvage è un mondo primordial­e, dove i corpi sono fatti per muoversi («l’unica cosa che mi è sembrata facile come nuotare», dice Esch, «è stato il sesso»), dove le mamme puliscono i musi dei figli come fan le gatte coi gattini. Jesmyn Ward utilizza una lingua cruda, ipnotica, evocatrice, una tensione lirica che le ha fatto dire al New Yorker: «Sono una poeta mancata».

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(NN, pagg. 320, ¤ 19; trad. di Monica Pareschi)
di Jesmyn Ward SALVARE LE OSSA (NN, pagg. 320, ¤ 19; trad. di Monica Pareschi)

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