Vanity Fair (Italy)

L’amore si nasconde

Cantautore nato girovago, oggi DIODATO porta in tour le sue canzoni, ma con i fan c’è qualcosa che non condivide (vedi alla voce Levante)

- di RAFFAELLA SERINI

Nato ad Aosta «di passaggio», da papà campano e mamma tarantina, Diodato è cresciuto qua e là, sviluppand­o con gli addii la sua attitudine alla scrittura. «I miei si trasferiva­no di continuo per lavoro, ho passato l’infanzia a scrivere letterine per salutare gli amici. Forse sono cantautore anche per questo», racconta. Con la musica, è in giro ancora oggi: dopo Sanremo – dove con Roy Paci ha cantato Adesso – porta in Italia e in Europa il suo #AdessoClub­Tour. «Sono partito tanti anni fa con tutte le mie insicurezz­e, esibendomi anche davanti a quattro persone: da un lato era bello, riuscivo a comunicare direttamen­te con il pubblico. Dall’altro, volevo solo morire, nella testa mi ripetevo: ma dove vai, smettila». Quando ha capito di non doversene più andare? «Nel 2014, su Vanity Fair, Mina scrisse: “La canzone di Sanremo che mi è piaciuta di più è quella di Diodato”. Uno dei momenti più belli della mia carriera è legato a questo giornale». Il primo disco lo ha fatto tardi, a 30 anni. «Ho vissuto la musica sempre con molta responsabi­lità, non mi sentivo mai pronto. La prima volta che sono stato a Sanremo, con Babilonia, a Taranto fermavano mia madre per strada: “Finalmente tuo figlio s’ha s’stmàt (si è sistemato, ndr)”. Ormai non era più uno scherzo». Piani B ne ha mai avuti? «La mia più grande passione oltre alla musica è il cinema. Mi sono anche laureato al Dams». Intendevo un lavoro «normale». «Spaventato dallo stato del mio conto in banca, a un certo punto ho fatto un po’ di tutto, dal cameriere all’imbianchin­o. Ma, in generale, quando sentivo di essere nel vicolo cieco improvvisa­mente cadeva una parete che mi permetteva di uscire». Citando una sua canzone: ha imparato «a non aver paura della felicità»? «Sì, ma ho anche imparato ad affrontare l’infelicità. Che è molto pericolosa, perché ho vissuto periodi in cui vedevo tutto nero, anche quando succedevan­o cose belle». Oggi di bello vive anche una storia d’amore con la sua collega Levante, di cui però non ha mai parlato. «Non c’è nulla di nascosto. Sempliceme­nte ci sono due persone – non so di chi stiamo parlando, in realtà (ride) – che vivono la loro storia in maniera pulita e naturale, senza l’ossessione di mostrarla ovunque. Oggi si esibisce tutto, soprattutt­o il superfluo». Teme che qualche maligno pensi che stia con lei per la visibilità? «Dopo tutto il culo che mi sono fatto, non vorrei essere frainteso. Io, poi, sono dell’idea che la felicità è vera solo se la condividi con le persone giuste. Con i fan comunico già con le mie canzoni: chi mi ascolta lo sa che ho tra le mani qualcosa di prezioso». Con Roy Paci e Michele Riondino è promotore del concerto Primo Maggio Taranto, con cui chiedete la chiusura dell’Ilva. «È una manifestaz­ione ancora necessaria: per l’inquinamen­to, a Taranto, i bambini si ammalano di tumore a pochi mesi. O decidiamo che questa cosa non vale niente o dobbiamo essere pronti a rischiare. Spero che tra qualche anno la nostra diventi sempliceme­nte una festa».

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