Che spettacolo il futuro
Un’anteprima della mobilità e della città di domani, tra tecnologia e design: va in scena in un antico centro di cultura e spiritualità milanese
Non parlate all’auto senza conducente». Un giorno, neanche troppo lontano, potrebbe essere questo l’avviso che troveremo su taxi o veicoli a noleggio. Perché la guida autonoma, così come la mobilità a emissioni zero, non è più questione di «se», ma di «quando». Ne discute a Milano Carlo Ratti, che dirige il MIT Senseable City Lab di Boston, assieme a Fabrizio Longo, direttore di Audi Italia. Curioso che il confronto su scenari futuribili avvenga in un palazzo con 600 anni di storia: è l’ex seminario arcivescovile di corso Venezia 11 a Milano, voluto nel 1565 da San Carlo Borromeo, a ospitare Audi City Lab, l’incubatore di idee del marchio tedesco. Qui Audi mostra concettualmente, con un’installazione luminosa, la sua visione del futuro. Ma lo fa anche concretamente, portando nel polo del lusso milanese le sue più eleganti e tecnologiche vetture di oggi – l’ammiraglia A8, la gran turismo A7 Sportback e la nuova Audi A6 berlina – e quelle del futuro, rappresentate dal visionario concept AIcon. Ma qual è lo stato dell’arte? «La tecnologia dell’auto che si guida da sola è pronta», spiega Longo: «Audi A8, che è già in strada, è un’auto a guida autonoma di livello 3, cioè equipaggiata con sistemi predittivi che le consentono, per esempio, di evitare ostacoli improvvisi, mentre la AIcon è un livello 5, il massimo», così avanzata che non avrà bisogno né di volante né di pedaliera. «Mancano ancora alcuni presupposti per rendere questi servizi fruibili al 100%». Cioè, una rete capillare di infrastrutture e normative evolute. «In alcune città siamo avanti con i test: a Las Vegas, per esempio, le auto dialogano con i semafori e intuiscono il traffico; ad Amburgo si può mandare la propria auto a parcheggiare da sola tramite app». E qualcosa si muove anche da noi: la recente pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, ha dato il via libera alla sperimentazione su strada dei veicoli a guida automatica e delle smart road. Inutile, però, progettare la macchina del futuro senza ridisegnare gli spazi urbani, spiega Ratti: «Nel Novecento le città furono costruite intorno alla mobilità di allora. Oggi, possiamo trasformarla». L’architetto immagina una vettura che, dopo averci accompagnati al lavoro, potrà portare a scuola i nostri figli, il nostro compagno in palestra o mettersi al servizio di conoscenti o di sconosciuti. «Studi del MIT evidenziano come, razionalizzando in questo modo gli spostamenti, nelle metropoli ci sarebbero il 20% dei veicoli di oggi», che nel frattempo saranno diventati tutti a emissioni zero. Meno auto, ma più buone. «Affinché questo accada molto dipende dalle decisioni che le case automobilistiche, i fornitori di servizi, i singoli stati e i cittadini prenderanno nei prossimi anni», conclude il ricercatore. «Perché il futuro non si predice, ma si costruisce assieme».