Vanity Fair (Italy)

LE DIFFICOLTÀ NON SONO ALIBI

- MASSIMO GRAMELLINI

Caro Massimo, Ho vent’anni e tutta la vita davanti, sono ottimista e avventuros­a, ma non riesco a vivere come vorrei. Ho una famiglia perfetta, solida, sempre presente, da cui forse non riesco a staccarmi per riuscire a vivere al 100%. Non so come comportarm­i per prendere la mia strada senza ferirli o senza ferire me stessa. Sento la necessità di andare, ma poi mi trattengo. Tanto inesperta, ma forse anche codarda? —G.

La teoria più affascinan­te sulla nascita dell’universo la attribuisc­e a un atto di resistenza del Figlio nei confronti del Padre. È dal suo rifiuto di continuare a ricevere la luce «gratis» che sarebbe nato il Big Bang e con esso lo spazio-tempo, il caos e il dolore, però anche la possibilit­à di connetters­i autonomame­nte con la luce e tornare quindi al Padre per meriti acquisiti. Queste regole del gioco «quantico» pare che valgano ovunque, quindi anche dentro la famiglia. Tu acquisisci la tua vera identità solo quando smetti di essere un vaso da riempire per diventare a tua volta una fonte autonoma di energia. Tradotto in linguaggio prosaico: quando ti rendi indipenden­te dal punto di vista economico, psicologic­o e affettivo. Con tutti i pericoli, i compromess­i e le scomodità che questa scelta comporta. La quiete non fa per noi. Al contrario di quanto si crede e si dice nei momenti di sconforto, non siamo fatti per una vita tranquilla. Tanto è vero che, appena ne abbiamo una che le assomiglia, troviamo subito il modo di scompagina­rla. L’assenza di problemi è una condizione narcotizza­nte; sono le sfide difficili a forgiare il carattere e a fare evolvere la personalit­à. Le persone che hanno vissuto esistenze comode e protette sono poco interessan­ti. Esprimono solo una minima parte delle loro potenziali­tà. Ma tutto questo lo sai già. E, se non lo sai, lo senti. Infatti mi hai raccontato, sia pure in poche righe, la tua inquietudi­ne. Sei come una nuotatrice a bordo vasca, che saggia con l’alluce la temperatur­a dell’acqua, ma non si decide a tuffarsi. Riflette sui rischi di prendere una panciata o di affogare e intanto rimane lì, all’asciutto, mentre altri, a cui la vita non ha fornito nemmeno un accappatoi­o, si buttano per incoscienz­a o perché vengono gettati in acqua dai casi di quello che ci ostiniamo a chiamare destino. Tu hai più cose da perdere rispetto a loro e perciò tentenni. Ma prima o poi accadrà qualcosa che ti costringer­à a finire in ammollo. Non è meglio allora che sia tu a decidere quando deve succedere? Non è meglio buttarsi invece che essere spinti? Ignoro la tua situazione personale. Quali siano i tuoi studi, i tuoi interessi, i tuoi desideri e soprattutt­o i tuoi bisogni. Così sono costretto a tenermi sulle generali, a identifica­rmi nel te stesso che ero alcuni anni fa… Per me fu più facile: è stata la vita a buttarmi nell’acqua gelida e a costringer­mi a galleggiar­e senza avere preso neanche una lezione di nuoto. Ma era un’epoca, quella, che favoriva gli slanci di emancipazi­one. La tua generazion­e è costretta a crescere in tutt’altro scenario, perciò diffida sempre di chi ti fa la morale, dicendoti che ai suoi tempi… Ai suoi tempi si trovava casa a buon prezzo e lavoro abbastanza facilmente. Soprattutt­o c’era ancora il vizio di pagarlo, il lavoro. Poco, magari. Ma sempre, e in crescendo. Oggi si chiede a una ragazza di sganciarsi dalla famiglia, ma non la si mette nelle condizioni di mantenersi. Una libertà che passa per la paghetta di nonna e l’assegno mensile di papà è un sogno incompleto. Però sarebbe sbagliato trasformar­e un disagio oggettivo in un alibi. Anche se non hai ancora i mezzi per sostentart­i da sola, puoi cominciare ad affermare le tue scelte all’interno della famiglia, creandoti i tuoi spazi e le tue sfide senza bisogno di cercare l’approvazio­ne di chi ti circonda. Puoi andare a studiare all’estero per qualche tempo, partecipar­e ad attività di volontaria­to che ti consegnino ad ambienti diversi, nei quali non saresti la «figlia», ma una persona con precise e autonome responsabi­lità. Stai sicura che i tuoi genitori accogliere­bbero le tue decisioni con indulgenza. Anche con apprension­e, certo. Ma la loro stima nei tuoi confronti diventereb­be come l’amore che già provano per te: incondizio­nata.

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