LUNADIMIELE
AFRICA PER DUE
OPPURE SEYCHELLES, CANADA E MALDIVE: DOVE VOLARE DOPO IL SÌ
dell’Africa meridionale, tra le palme e i baobab questo è ancora il territorio eletto dei Boscimani. Nel nostro inverno, sulle distese saline c’è la grande migrazione di zebre e gnu: 30 mila esemplari che vagano dove un tempo c’era il lago, attirando ogni tipo di predatori. Nella stagione secca l’area è attraversata dai grandi branchi di elefanti.
Viaggiando verso Nordovest, seguirete l’acqua, proprio come fanno gli animali, e arriverete al delta dell’Okavango: nel suo ecosistema di acqua e sabbia vivono 50 specie di mammiferi, 90 di pesci (tilapie, pesci tigre, enormi pesci gatto), 500 di uccelli (le aquile pescatrici, con il richiamo più suggestivo di tutto il bush africano). L’acqua dell’Okavango schiaffeggia il deserto e il risultato è un mix di colori che vi sembrerà frutto di un’allucinazione, tutto attraversato da elefanti, bufali, zebre, antilopi, kudu, iene, rinoceronti bianchi e neri. Risalendo ancora verso Nord, si arriva nella regione del Linyanti, al confine con la Namibia. Qui un altro fiume, il Kwando, disegna uno strano paesaggio di lagune e papiri che formano la Linyanti Wildlife Reserve, uno degli angoli d’Africa più amati dai documentaristi. La natura, in quest’angolo settentrionale di Botswana, inscena i suoi fight club più selvaggi: i leoni dell’area si sono specializzati nella caccia agli erbivori più
scorbutici, pericolosi e vendicativi che ci siano, gli ippopotami. L’ecosistema è territorio anche di animali riservati e non facili da vedere in Africa, come leopardi, ghepardi e licaoni. Per chiudere un viaggio del genere, con la natura al massimo della sua teatralità, serve un sipario eccezionale, e in tutta l’Africa non c’è un sipario come le Cascate Vittoria, create dal fiume Zambesi, «il fumo che tuona» («Mosi oa Tunya», se volete dirlo in lingua Tonga), al confine tra Zambia e Zimbabwe. Larghe 1.700 metri, alte 108 metri, una portata da 1.000 metri cubi di acqua al secondo. La nuvola di vapore sale fino a 1.500 metri di altezza, nei periodi di massima potenza la si può vedere a quaranta chilometri di distanza. Il primo occidentale a posare gli occhi sulle cascate fu l’esploratore scozzese David Livingstone. Scrisse: «Viste così meravigliose devono essere state contemplate dagli angeli in volo». Il sentiero per osservarle però è altrettanto scenografico che il volo degli angeli africani immaginato da Livingstone: corre lungo la parete opposta alle cascate, completamente immerso nella foresta, e alterna un punto panoramico dietro l’altro. Potreste chiedervi se tutta questa bellezza esista davvero, oppure se sia solo una specie di sogno. C’è un proverbio africano che dice: «I sogni non hanno testimoni».