Fratelli dÕIsraele
Per celebrare i 70 anni dalla sua fondazione, il Paese prende una «pausa dalla realtà» e riparte dal Giro d’Italia. E il 14 maggio potrebbe arrivare anche Donald Trump: a guastare la festa?
Per il suo settantesimo compleanno (14 maggio), l’Italia ha fatto un enorme regalo a Israele. Le tre tappe inaugurali del Giro partito il 4 maggio sono state per il governo Netanyahu una piccola Olimpiade organizzata tra Gerusalemme, Tel Aviv, il deserto del Negev e il Mar Rosso, nel mezzo di uno dei periodi più complicati della sua storia recente. Israele ha visto riacutizzarsi tensioni su ogni fronte: la Grande Marcia del ritorno a Gaza (49 palestinesi uccisi e 6 mila feriti tra i manifestanti che provano a forzare i confini della Striscia), i commenti antisemiti del presidente palestinese Abu Mazen sulla Shoah, l’espulsione dei rifugiati eritrei e sudanesi arrivati dieci anni fa dal Sinai. In questo incendio, sono arrivate le bici e la carovana del Giro. Gli israeliani non sono storicamente amanti del ciclismo ma sono stati felici di appassionarsi ai pronostici sulla maglia rosa, resistere per ore a bordo strada nonostante gli oltre 30 gradi per tifare la Israel Cycling Academy, mescolare le loro bandiere a quelle olandesi per Dumoulin e colombiane per Quintana. «È stata una necessaria pausa dalla realtà», ha scritto The Times of Israel. Il «Big Start» è costato a Israele 25 milioni di euro (messi in gran parte da Sylvan Adams, miliardario canadese filantropo e appassionato di bici di recente trasferitosi in Israele), ma il ritorno politico e mediatico è valso decisamente la spesa. Diecimila tifosi, grandi sponsor internazionali (come il timekeeper ufficiale della corsa, Tag Heuer), un miliardo di spettatori nel mondo. La tappa di Gerusalemme era intitolata a Gino Bartali. Per gli italiani è uno dei più grandi ciclisti di sempre, per gli israeliani è un Giusto tra le nazioni, che ha salvato centinaia di ebrei dal nazismo trasportando lasciapassare con la sua bici. Prima della partenza, gli è stata dedicata una pista ciclabile nel bosco di Haruvit e gli è stata conferita la cittadinanza onoraria postuma, con una cerimonia a Yad Vashem alla quale ha partecipato sua nipote Gioia. Come l’invitato che si imbuca alla festa, il 14 maggio potrebbe arrivare in Israele anche Donald Trump. Quel giorno non è solo l’anniversario della fondazione ma anche del suo riconoscimento da parte del presidente Truman, per questo è stato scelto per inaugurare l’ambasciata americana a Gerusalemme. È una mossa diplomatica importante (e contestata), che sancisce la stessa versione dei fatti suggerita dal Giro: Gerusalemme «capitale unita, eterna e indivisibile».