Vanity Fair (Italy)

La condivisio­ne del dolore

È sopravviss­uta allo stupro subito a 18 anni e il suo memoir torna in libreria, ma ALICE SEBOLD non è solo questo. L’autrice americana continua a scrivere e ad aiutare le vittime. Alle quali dice: parlate con chi vi ama

- di LAURA PEZZINO

IN ITALIA Alice Sebold, 54 anni, sarà al Salone del Libro di Torino (10-14 maggio) il 12, alle ore 12 in Sala Azzurra, per la rassegna «Accade domani» in collaboraz­ione con Lavazza. «La disperazio­ne è un grande motivatore per la creatività. La prima cosa, però, è avere il desiderio di fare arte. Così si ottiene il cocktail perfetto che alimenta il lavoro» ALICE SEBOLD autrice di Lucky (e/o, pagg. 337, Û 9,90; trad. di Claudia Valeria Letizia)

S tupro. È questa l’esperienza orribile che ho vissuto. Dobbiamo almeno imparare a pronunciar­e la parola. Facciamolo tutti insieme, d’accordo?». Nel 1999, Alice Sebold esordì così al primo reading di Lucky. Il memoir in cui, con una lucidità quasi cinematogr­afica, racconta della violenza subita a 18 anni quando era matricola alla Syracuse University torna nelle librerie con una sua nuova introduzio­ne. L’autrice, diventata famosa nel 2002 per Amabili resti (poi anche film diretto da Peter Jackson), spiega come «alla luce di un’elezione presidenzi­ale in cui l’esperienza delle donne è stata considerat­a irrilevant­e, se non addirittur­a falsa, da milioni di americani, è stato difficile scrivere con animo lieto». Lucky significa «fortunata» e senza ironia: Sebold riconosce che, se non fosse stata bianca, vergine e middle-class, le cose potevano anche andare peggio. Il suo aggressore venne arrestato (era un nero) e lei ne è uscita viva. In questi giorni, i media traboccano di storie come quella della ragazza spagnola i cui stupratori si sono presi solo 9 dei 20 anni di carcere che gli sarebbero spettati, o come quella dello scrittore premio Pulitzer Junot Díaz (La breve favolosa vita di Oscar Wao), che in un magistrale pezzo sul New Yorker ha reso pubblico lo stupro subito da bambino. «Ho conosciuto Junot a Roma nel 2007 a un party organizzat­o dal mio editore», mi dice Alice. «Quando ho letto quel pezzo ho urlato dalla gioia! Per quanto fosse profondo il dolore che descriveva, l’ho letto con un senso di gioia travolgent­e perché, finalmente, era riuscito a parlarne. Ogni vittima, uomo o donna, che racconta la propria storia fa diminuire il senso di isolamento provato da chi ancora non ha parlato. Il suo pezzo è un dono». La psicologa e scrittrice Edith Eger, sopravviss­uta ad Auschwitz, nel suo memoir La scelta di Edith distingue tra l’«essere vittima» e il «sentirsi vittima». Che cosa ne pensa? «Brava Edith! Nessuno dovrebbe essere costretto a usare un’unica parola per descrivere se stesso. Io sono una vittima di stupro, un’amante dei cani, una scrittrice. La speranza è che la direzione del viaggio sia dal sentirsi vittima all’essere stato vittima. E se lavori duro, il trauma può anche generare luce in modo inaspettat­o». Qual è il futuro del movimento MeToo? «Siamo a un momento di svolta. Molti uomini sono stati accusati di vari tipi di cattivi comportame­nti. Ora bisogna esplorare quali siano state le dinamiche che hanno favorito queste condotte e sradicarle. Così come ogni vittima ha la propria storia unica, anche gli uomini dovrebbero essere giudicati colpevoli caso per caso. Nei casi di Cosby e Weinstein c’era un chiaro schema di abusi durato anni. Per altri, come per Bush padre, io vedo più un comportame­nto che era il risultato di ciò che era giudicato accettabil­e a livello culturale. MeToo ha l’opportunit­à di cambiare la definizion­e di ciò che è accettabil­e o no». Leggendo Lucky viene da pensare: «Se lo ha fatto lei, allora posso farlo anche io», cioè scrivere di eventi così dolorosi. Come ha fatto? «Penso che debba subentrare una certa freddezza. Deve passare del tempo, di modo che quello che è successo non sia più “attivo” nella tua vita. Non bisogna nemmeno aspettare troppo, per non perdere la memoria e il fuoco necessari per scrivere». Ha dei consigli? «Condivider­e la propria storia con qualcuno che vi ama è il ponte che ti riporta nel mondo».

 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy