Vanity Fair (Italy)

Santa donna

La francese VƒRONIQUE OLMI racconta la storia della schiava sudanese Bakhita che riuscì ad affrancars­i da un sistema disumano. Un esempio ancora attuale

- di ALESSANDRA DE TOMMASI

I o resto»: è questa la prima scelta libera della piccola schiava Bakhita (1869-1947), che dà il nome all’omonimo romanzo della scrittrice francese cinquantas­eienne Véronique Olmi (sarà al Salone di Torino l’11 maggio, alle 14.30, allo Spazio Internazio­nale). Prima santa non martire del Sudan, si affranca dalle violenze quando entra in monastero. E trova una voce pur senza avere un nome, dopo essere stata marchiata da 114 incisioni, comprata e venduta cinque volte, considerat­a «un giocattolo rotto» e «una bestia rara». Olmi, perché nell’epoca del MeToo la storia di Bakhita lascia ancora di più il segno? «Ha saputo dire no: al di là del senso di ribellione, ha amore e speranza profonda per la vita. E si è affrancata da un sistema disumano. Oggi, i progressi delle donne sono minacciati dalla mentalità che non riesce ad adeguarsi. Lo diceva l’antropolog­a Françoise Héritier: “È più facile trasmetter­e quello che ci è stato trasmesso che metterlo in discussion­e e cambiare il modo di pensare”». Ha mai provato il senso d’inadeguate­zza di Bakhita? Che cosa la indigna di più? «Il senso di inadeguate­zza ci viene instillato nella competizio­ne propria del sistema scolastico: è una violenza morale e va relativizz­ata. So che dovrei essere più clemente verso me stessa, eppure io per prima tendo a impormi pressioni incredibil­i. Le cose che mi fanno arrabbiare di più, però, sono la schiavitù moderna, in ogni forma, la disuguagli­anza di genere, l’insensibil­ità verso i rifugiati e gli animali: ne vengono uccisi sei milioni ogni ora. E, infine, l’arroganza con la quale maltrattia­mo il pianeta. Comunque rimarrò ottimista fino a quando ci sarà anche una sola persona capace d’indignarsi e combattere». Bakhita ripete spesso: «Non lascio la tua mano». Lei a chi non la lascia? «Ho una catena di legami forti, da mia nonna materna alla mia madrina, da mia sorella agli amici che chiamo “la scorta in servizio permanente”. Mi sento fortunata a stringere le loro».

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(Piemme, pagg. 372, ¤ 19,50; trad. di Laura Bussotti)
di VŽronique Olmi BAKHITA (Piemme, pagg. 372, ¤ 19,50; trad. di Laura Bussotti)

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