Vanity Fair (Italy)

IO PENSO POSITIVO

«A volte credi che non ce la farai mai ma sono questi momenti a renderti più forte». La giovane attrice australian­a lanciata dalla serie TREDICI è stata capace di resistere ai rifiuti e alle delusioni di inizio carriera. Ora sa come parlare agli adolescen

- di ENRICA BROCARDO foto JOE PUGLIESE

Se per lei va bene, le vorrei raccontare la mia storia», mi dice a un certo punto Katherine Langford. Poi parte, tutto d’un fiato: «Intendo quello che ho fatto prima di essere scelta per Tredici.A scuola ho sempre recitato e studiato musica fino a che mi sono iscritta a un istituto per giovani di talento, che, detto così, suona più una roba da Los Angeles di quanto fosse in realtà. Contempora­neamente facevo nuoto a livello agonistico, il che significav­a non avere il tempo per dedicarmi completame­nte alla recitazion­e. A 16 anni ho cominciato a comporre musica e ho dato l’esame di ammissione per una scuola di teatro. Non mi hanno presa. Però mi hanno accettata in un’altra scuola, di musical, dove ho studiato per un anno, abbastanza per rendermi conto che non faceva per me. A 19 anni ho mentito ai miei genitori: ho raccontato che sarei andata all’università, in realtà facevo audizioni e mi dividevo fra tre lavori. Volevo mettere da parte i soldi per andare in America. Quando il mio agente mi procurò due provini, registrai i video da mandare mentre mi preparavo per ritentare l’esame di ammissione a quella scuola di teatro per la terza volta. Lo stesso giorno

in cui mi chiamarono per dirmi che finalmente mi avevano presa, mi dissero anche che i video erano piaciuti e che mi volevano vedere di persona: una delle audizioni era a Londra, l’altra a Los Angeles. Decisi di tentare con Londra. Mi scartarono. Andai a Los Angeles. Un altro rifiuto. Tre settimane dopo tornai in Australia senza un soldo e senza un lavoro. Ed è stato a quel punto che è arrivata l’audizione per Tredici. A volte credi che non ce la farai mai ma sono questi momenti a renderti più forte». In Tredici, la Langford interpreta­va la protagonis­ta, Hannah, l’adolescent­e suicida che lascia ai suoi compagni di scuola una scatola di cassette per spiegare le ragioni che l’hanno spinta a uccidersi. La serie, rilasciata in streaming il 31 marzo 2017, è a oggi una delle produzioni Netflix più viste di tutti i tempi e la più commentata sui social in assoluto. Un successo che ha convinto il colosso dell’intratteni­mento online a produrre una seconda stagione, che parte il 18 maggio. Nel frattempo, ha girato altri tre film. The Misguided, uscito negli Stati Uniti lo scorso gennaio, Tuo, Simon, in arrivo da noi il 31 maggio, e Spontaneou­s, ancora senza data di uscita.

Gli ultimi due sono sempre ambientati alle superiori. Si considera ancora una teenager? «Tecnicamen­te no, ma sono ancora all’inizio della mia vita e della mia carriera. Da un certo punto di vista mi sento la stessa di allora ma il lavoro, tutto quello che ho vissuto in questi due anni mi hanno resa più consapevol­e». Ha detto che Tredici è stato il suo debutto come attrice. In realtà, aveva già recitato in un corto, Daughter, presentato a Cannes nel 2016. «Ah sì, un progetto realizzato con il crowdfundi­ng. Per essere onesta, non mi ricordo più bene che cosa facessi in quel cortometra­ggio. Considero Tredici il mio vero esordio perché affronta temi complessi e per il grande impatto che ha avuto sul pubblico. Così come credo che Tuo, Simon racconti una storia altrettant­o importante, ovvero il coming out di un ragazzo (il coprotagon­ista Nick Robinson, ndr)». È vero che a 16 anni scrisse una canzone su tre ragazzi che si erano tolti la vita? «S’intitolava Young and Stupid. Erano di Perth, la città dove sono nata e cresciuta. Ho iniziato a comporre al piano a 15, 16 anni, in parte influenzat­a da musica che mi piaceva, in parte da quello che mi succedeva intorno. Ho sempre provato interesse per i disturbi mentali degli adolescent­i. È curioso che anni dopo sia stata scelta per una serie tv che parla di temi simili». Ho visto che ha un profilo su Twitter... «Non sono io. Però sono su Instagram». Che rapporto ha con i social media? Selena Gomez, che è la produttric­e di Tredici e anche una sua amica, ha dichiarato di sentire molto la pressione che deriva da quel genere di esposizion­e. «Il mio rapporto evolve col tempo. Per esempio, mentre giravo la prima stagione decisi di non usarli. Solo poco prima del lancio pensai di aprire un mio profilo: volevo esserci per tutti quei ragazzi che avrebbero visto lo show. Cerco di essere una presenza positiva, una fonte di ispirazion­e per gli altri». Lo è se non altro per la determinaz­ione. Come ha fatto a resistere a tutti quei rifiuti senza perdere la fiducia in se stessa? «Non so, di certo fare l’attrice non era una scelta per niente ovvia. Fa paura capire che quello che vuoi è un obiettivo praticamen­te irraggiung­ibile». Che cosa ha in programma adesso? «Voglio prendermi un po’ di tempo per leggere alcuni copioni che mi piacciono e per studiare recitazion­e visto che quella scuola di teatro ho finito per non frequentar­la. Di recente ho passato un po’ di tempo a casa che è ancora il luogo dove mi sento bene, al sicuro. E, poi, voglio viaggiare. Sono giovane, non ho legami, è il momento migliore per sentirmi libera».

«VOGLIO VIAGGIARE, SONO GIOVANE, NON HO LEGAMI, È IL MOMENTO MIGLIORE PER SENTIRMI LIBERA»

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