NUDA PER LORO
La romanità è chiassosa, intorno alla stazione Termini: in strada, il caos affatto calmo dei clacson sale e si unisce al risuonare antico delle campane delle chiese, e di nuovo giù alle voci spesse di un grande andar di fretta, distratto, di uomini con valigie. Dentro questo quadro Euridice Axen, seduta al caffè Trombetta – capelli ordinati raccolti che lasciano scoperto il collo nobile, trucco leggero sotto gli occhiali da sole, maglia a un filo, gialla, frappé banana e cioccolato davanti – è di un’eleganza non sgualcibile. E incredibilmente lontana dalla Tamara, moglie sopra le righe di Riccardo Scamarcio (l’imprenditore tarantino Sergio Morra, disposto a tutto pur di infilarsi al centro del potere), che in Loro di Paolo Sorrentino tira di coca mentre i figli sul divano guardano i cartoni animati, e che per il ministro un po’ poeta interpretato da Fabrizio Bentivoglio si sfila le mutande sul sedile posteriore di un’auto blu, in una delle scene più discusse del film su Silvio Berlusconi. Lei, provocante, gli chiede: «Lo senti?». «Che cosa?». «L’odore della mia figa», e restituisce così una donna nella consegna di sé al potere alto per la fame bassa di averne, per la paura di perdere altrimenti «il giro giusto».
Scusi, ma ha provato imbarazzo in questa scena? «Tanti mi dicono: “Che coraggio hai avuto”. Ma a me la nudità non spaventa. Mi sono spogliata due volte: la prima a teatro, per Memorie dal sottosuolo con Gabriele Lavia, e la seconda qui, dove anche se ti stai depilando in piscina in un mondo di plastica, grazie a Sorrentino ti senti in un affresco del Botticelli. Certo, non ci si spoglia per chiunque. Lo si fa, come nella vita, quando ha senso in una storia: Tamara è scabrosa in minigonna con finalità precise, ha una femminilità vistosa e disinibita, governata da istinti basici,
distante anni luce dalla mia. I miei amici, increduli: “Quando mai ti abbiamo vista così ardita!”. Ho anche organizzato una proiezione di famiglia. Voleva essere rassicurante: mai ero arrivata a tanto». A un certo punto, lei e Sergio conoscete il fallimento. «Dove abbiamo sbagliato?», vi chiedete uscendo perdenti dal gioco. Le è mai capitato di chiederselo davvero? «Quando va come non mi aspettavo, e scopro che se è andata così male è perché agli inizi mi sono finta meno di quello che sono. Non vuole essere un discorso presuntuoso. Gli individui sono esseri più o meno complessi: perché semplificarsi? Per essere compreso, in un primo tratto almeno. Ma poi la paghi sempre». In che cosa si percepisce complessa? «Nella sensibilità. Un pregio che rende fragili e facili da ferire». Dove trova l’estasi sana che il suo personaggio non conosce? «Nel finire un lavoro, e tornare a casa: è in ordine, perfetta, ho il frigo pieno, il cane al fianco, la serie che voglio vedere da tempo, una vasca di sushi e il pensiero di qualcosa di bello da fare il giorno dopo». Sa volersi bene. «Sì. Io sono una che, da sola, si accende le candele». Quando l’ape regina e le farfalline erano vere, come le giudicava? «Le guardavo da spettatrice allibita di una realtà distante. Anche da qualsiasi possibilità di intervento». Se un ministro gliel’avesse infilate davvero, le mani lì, mentre lei faceva un passo indietro e diceva «Basta»? «Io credo che in una situazione di gioco reciproco ti ci devi mettere. E dove invece la violenza è evidente, devi denunciare. Quello che ho provato e non si leva di dosso è l’ibrido del complimento insistente, la battuta che si rinnova, il sorriso ammiccante, tutte manifestazioni comunque di un abuso di potere. Come e a chi la spieghi, una sensazione così ogni giorno: allo psicologo?». Lei come e a chi la spiega, una sensazione così? «Non vado dallo psicologo, ma ognuna di noi sa come si è sentita rassicurata, libera come fosse un difetto, in un bar con la gente, e come si è sentita invece scomoda, angosciata come fosse un difetto, quella volta che si era rimasti in due». La sua Tamara fino a un certo punto va orgogliosa di non avere mai tradito fino in fondo l’uomo con cui sta. «Lì sono come lei. La fedeltà, in me, non è una scelta di cui mi posso vantare. Se amo, mi viene di farlo, naturalmente, nell’unicità. E quando finisce ci si saluta: mai avuto un altro». Perché secondo lei Sorrentino ha voluto proprio lei? Non era la prima volta, con lui. C’è stato The Young Pope, dove l’aveva scelta per la parte di una giornalista spietata. «Finite le riprese, mi disse: “Ci rivedremo”. Pensai fosse un modo come un altro di fare un complimento. E invece era serio». Le capita mai di far pensare all’altro di concedersi per poi ritrarsi all’improvviso? «Quando non sono convinta. E allora mi do un po’, ma poi torno indietro. Dall’altra parte pensano: “Mi ci ha fatto credere”. Invece è che ci credevo anch’io, ma poi non ci ho creduto più. Non sono una che si butta con il parapendio». A 6 anni già aveva avuto le sue soddisfazioni: eletta Miss Ladispoli. «In campo scuola, con la fascia di Miss Cinema già assegnata a un’altra, il riscatto sul territorio. Lo ricordo come fosse adesso. Dovrei avere anche qualche foto». Nell’epoca dei like, e dopo il successo in tv con la serie R.I.S., ne raccoglierebbe molti. Che cosa pensa delle influencer? «Fenomeno mondiale, ma non demonizzo il progresso. È tipico delle generazioni precedenti guardarlo con distacco. Io dico invece “vediamo dove ci porta”, magari un domani saremo tutti avatar, diventeremo microchip e quella tecnologica sarà la nostra evoluzione da un corpo mortale». Com’è stato nascere e crescere figlia d’arte con il cognome di sua madre, l’attrice svedese Eva Axén, con un padre altro da quello biologico che non l’ha riconosciuta, l’attore Adalberto Maria Merli? «Senza drammi. Forse perché da quando, bambina, sono stata capace d’intendere, non ci sono stati segreti e da subito ho saputo. Che esisteva un uomo da cui venivo che però non stava più con mamma: lo conoscerò da grande. Che ce n’era un altro, invece, buono, equilibrato, ben presente, ed era quello a cui ero sempre stata in braccio. Così non ho dovuto subire scoperte traumatiche». Chi dei due chiama papà? «Chi lo è. E lo è chi ti cresce. Non chi ti mette al mondo». L’amore come va? L’abbiamo lasciata fidanzata con Raul Peña, star spagnola del Segreto. «Tutti gli amori che non sono quello che dura per sempre, prima o poi, finiscono. Per lasciar spazio a quello». C’è? «Confido arrivi. Meglio presto che tardi. E tardi che mai». In tutto il servizio: abiti, Manila Grace. Orecchini e spille, Swarovski. Ha collaborato Filippo Casaroli. Make-up e hair Fulvia Tellone per Simone Belli Agency using Kiehl’s Ultra Facial Cream. Location Aleph Rome Hotel, Curio Collection By Hilton.
«I MIEI AMICI ERANO INCREDULI, QUANDO MAI TI ABBIAMO VISTO COSÌ ARDITA!»