Il cavaliere inesistente
Riabilitato dal Tribunale, il leader di Forza Italia «risorge» per l’ennesima volta. Potrebbe diventare il «bilancino» di un governo pentaleghista? Enrico Mentana avverte: tempo scaduto
Meglio un uovo oggi che una gallina domani». Per Enrico Mentana, 63 anni, direttore del Tg La7, è il ragionamento che ha fatto Silvio Berlusconi nel fare il «passo laterale» e consentire l’alleanza Movimento 5 Stelle-Lega per la formazione del governo. Piuttosto che le elezioni di luglio, cioè, meglio tenersi stretto il 13% dell’elettorato che lo ha votato il 4 marzo. Eppure, ora che il Tribunale di Sorveglianza di Milano ha concesso la riabilitazione, tutti gli effetti della sentenza definitiva per frode fiscale e le conseguenze dovute alla legge Severino sono cadute, e Berlusconi torna candidabile. Berlusconi è immortale? «No. Su di lui si crea sempre una sorta di mitologia particolare, ma sapevamo da quando è stato condannato che sarebbe finito l’effetto della legge Severino. La questione è un’altra: quanto il Paese abbia bisogno, almeno in una sua parte, di questo punto di riferimento». È d’accordo sul fatto che adesso che Berlusconi torna candidabile, Forza Italia a ipotetiche nuove elezioni potrebbe guadagnarci? «È più che altro una speranza, o un timore, a seconda di chi lo dice. Bisogna tener presente che al Nord la Lega governa Lombardia, Veneto e Friuli – e si appresta l’anno prossimo a conquistare l’Emilia –, Berlusconi ha perso una fetta importante di elettorato che difficilmente recupererà». Ormai è tardi? «La verità è che nel centrodestra, per la prima volta, c’è una forza politica che ha più numeri rispetto a quella di Berlusconi, e non succedeva dal 1994. Questi sono dati della realtà: c’è un leader che ha 30 anni e passa meno di Berlusconi, e una tendenza che vede la gente andare verso di lui più che verso altri. Le dinamiche politiche sono più profonde, la gente ha chiesto un’altra rappresentanza, Forza Italia e Pd sono crollati». Esiste almeno un «effetto Berlusconi» che pone dei paletti a Salvini e pesa sul nuovo governo con Di Maio? «Hanno i numeri per governare, non credo. Il problema è piuttosto di Berlusconi: se si forma un governo giallo-verde con una parte del centrodestra, quella parte del centrodestra attrarrà molto di più quella parte del suo elettorato – e anche dei suoi eletti – che ha più vocazione a stare nella maggioranza piuttosto che all’opposizione». Ha visto Loro di Sorrentino? «No, ma che cosa vuole sapere? Posso immaginarlo».
Lei che lo conosce bene, in che stato d’animo sarà? «Ha 81 anni. Sottovalutiamo sempre il fattore età: ha fatto tutto e si è tolto tutti gli sfizi nella vita. Non può avere sempre la stessa carica. E probabilmente ha notato, a differenza di molti, perché non è stato sottolineato abbastanza, che la situazione di oggi è identica a quella del 1994, dove però lui stava dalla parte dei vincitori. L’orologio ha fatto un giro completo. Magari spera di avere una riabilitazione, un’altra occasione. Ma è un Paese democraticamente immaturo quello che pensa che siccome Berlusconi torna a essere eleggibile allora cambiano gli equilibri politici».
«La questione è un’altra: quanto il Paese abbia bisogno, almeno in una sua parte, di questo punto di riferimento»