Fanny la selvaggia
L’israeliano YANIV ICZKOVITS è l’erede di Eshkol Nevo, e sa unire Cechov a Tarantino
Chi sarà mai Zvi Meir Speismann e perché ha abbandonato moglie e figli in un villaggio sperduto della campagna russa, per condurre un’esistenza misteriosa a Minsk? Questa domanda ossessionerà il lettore di Tikkun – terzo romanzo del 43enne israeliano Yaniv Iczkovits – che resterà intrappolato dal talento di un affabulatore capace di unire humour e dramma, preghiere e trasgressioni, in una storia scoppiettante come un fuoco d’artificio a più stadi. A fine Ottocento, nella miserabile comunità ebrea di Grodno succede l’irreparabile: Zvi lascia la moglie, Mende, condannandola al destino di agunot, prigioniera del matrimonio fallito. Ma l’uomo non ha fatto i conti con la cognata, Fanny, la «bestia selvaggia», che ha ereditato dal padre, macellaio kosher, un coltellino affilato e l’arte di recidere esofago e trachea con uno schioccar di dita. Con la sua lama, non permetterà a Zvir di rovinare la vita alla sorella (il sottotitolo del romanzo è O la vendetta di Mende Speismann per mano della sorella Fanny). Iczkovits, paracadutista sotto le armi, filosofo esperto dell’etica in Wittgenstein, considerato il nuovo Eshkol Nevo, Premio Haaretz per il romanzo Batticuore, inscena una caccia all’uomo grottesca e sentimentale, unendo Tarantino e Cechov. Fanny lascia la famiglia accompagnata da un terzetto improbabile, lo scemo del villaggio, un reduce di guerra muto e un cantore della sinagoga che non sa cantare. E nulla, né polizia segreta, briganti o esercito, potrà opporsi alla guerriera ninja celata in questa donna minuta, capace di trasformare una questione famigliare in una minaccia per l’impero degli zar. Fanny ricorda un’altra irresistibile ebrea, dalle parole taglienti come il suo coltello: la meravigliosa Mrs. Maisel dell’omonima serie tv.