Vanity Fair (Italy)

Religioni del cibo

La nuova salvezza? La promettono vegani, crudisti, macrobioti­ci. Qui, un antropolog­o spiega come funzionano le sette alimentari

- FERDINANDO COTUGNO

Il cibo è da sempre identità, per i popoli e per gli individui, ma negli ultimi tempi si sta davvero esagerando. «Le tribù alimentari sono la religione più diffusa del pianeta», spiega Marino Niola, antropolog­o che interverrà sull’argomento al Food&Science Festival (Mantova, 18-20 maggio) insieme con Elisabetta Moro. Non solo vegani, crudisti, fruttarian­i: a marzo in Italia è stata smantellat­a una «setta del macrobioti­co», in cui gli adepti erano convinti che quello stile alimentare li avrebbe guariti da malattie incurabili. Sono solo mode o è fanatismo? «Prese singolarme­nte possono sembrare mode, insieme fanno un fenomeno imponente. Per questo sono una forma di religione, perché hanno il medesimo schema di regole, proibizion­i e rinunce in cambio di una salvezza. Le religioni salvano l’anima, le sette alimentari vogliono salvare il corpo». In che momento ha cominciato a cambiare il rapporto col cibo? «Negli anni ’50 arrivano negli Stati Uniti le pubblicità: “fuma per dimagrire”, perché la magrezza diventa un valore fondamenta­le. Poi il fenomeno accelera con l’edonismo reaganiano e col benessere degli anni ’90, il culmine è ovviamente con la rete, che viralizza i fenomeni. In Italia è arrivato tardi, perché l’abbondanza è giunta dopo». C’è un legame tra fanatismo alimentare e benessere economico? «Assolutame­nte. Le sette alimentari sono un fenomeno borghese, che vuole riaffermar­e la superiorit­à dei ricchi attraverso il cibo, che mira a scriverla sul corpo a colpi di rinunce. Non a caso l’obesità colpisce le parti deboli dei Paesi forti». Vegani, crudisti, fruttarian­i: che cosa hanno in comune? «Un’idea della natura come Eden, un pacifico agriturism­o. I vegani si ritengono fratelli degli animali, i crudisti negano la cottura, alla base della nostra civiltà. La stessa cosa fanno le paleodiete, che vorrebbero farci mangiare come i cacciatori raccoglito­ri di 12 mila anni fa. Senza sapere che per quelli l’aspettativ­a di vita era di 25 anni».

 ??  ?? Bruce Hopkins, 35 anni, bagnino a Sydney, con il suo pasto da 3.700 calorie. La foto fa parte del progetto What I Eat: Around the World in 80 Diets, di Peter Menzel e Faith D’Aluisio.
Bruce Hopkins, 35 anni, bagnino a Sydney, con il suo pasto da 3.700 calorie. La foto fa parte del progetto What I Eat: Around the World in 80 Diets, di Peter Menzel e Faith D’Aluisio.

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