Più giallo o più verde?
I l contratto giallo-verde tra M5S e Lega è stato sottoposto al parere degli elettori sulla piattaforma Rousseau e all’ombra dei gazebo del Carroccio. I contenuti, tra retromarce e ripensamenti, sono stati cambiati numerose volte. Così la trattativa si è tradotta in un braccio di ferro, utile alle due formazioni anche per misurare la rispettiva forza. Ma alla fine chi è stato più persuasivo tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini? Quale dei due schieramenti è stato costretto a fare più rinunce? Insomma, risalta di più il giallo o il verde? L’economista Giampaolo Galli, ex direttore generale di Confindustria, deputato con il Pd nella passata legislatura, va dritto al punto: «Ho l’impressione che i leghisti abbiano saputo imporre meglio la propria visione, facendo valere la loro maggiore esperienza politica. Infilando nel contratto la flat tax, operativa già dal 2019, hanno vinto in pratica la partita. Mentre i 5 Stelle si sono infilati in un vicolo cieco con il reddito di cittadinanza. Prima di poter erogare il sussidio bisogna stabilire che fine faranno gli altri ammortizzatori sociali. Anche i due miliardi previsti per rafforzare nell’immediato i centri per l’impiego rischiano di non essere sufficienti: per rilanciare questi centri serve una strategia di lungo periodo».