Vanity Fair (Italy)

La sconfitta dell’ulivo

L’Italia è stata deferita alla Corte di giustizia europea per l’emergenza xylella. Emilio Stefani, guru del batterio, spiega perché

- di FRANCESCO BISOZZI

L'emergenza xylella poteva essere prevenuta», spiega Emilio Stefani, un guru del batterio (Xylella fastidiosa), tra i primi a occuparsen­e. «Negli anni ’90 ci fu un allarme in Francia, rivelatosi infondato, dove notarono sintomi pericolosi su materiale importato dall’Italia». Il rappresent­ante del ministero delle Politiche agricole all’agenzia europea per la protezione delle piante volò a Parigi e effettuò i primi test. Nel 1996 era in Kosovo, quando fischiavan­o le pallottole: «Altra segnalazio­ne, non confermata». Poi in Turchia: «Tre casi, il primo nel 2005, su un mandorlo». Poi Iran («altro campanello d’allarme») e Libano («altra balla»). Ora, dopo il deferiment­o alla Corte di giustizia europea, l’Italia rischia pesanti sanzioni per non aver abbattuto in tempo le piante malate. Sradicare gli ulivi infetti è l’unica strada percorribi­le? «L’Europa non ci chiede di abbatterli tutti. In alcune aree non si può più far nulla. Verso Bari, invece, gli ulivi infetti sono ancora pochi: lì dobbiamo eradicare, per creare una sorta di cordone protettivo». I troppi vincoli però rallentano le procedure... «Il problema sono i vettori della malattia. In Puglia la loro estrema mobilità costituisc­e il maggiore fattore di pericolo. Per questo indugiare è letale». Per debellare l’agente patogeno non è sufficient­e combattere questi vettori? «Si tratta senz’altro di una strategia in grado di ottenere dei risultati. Questa soluzione però viene osteggiata per via dei timori legati all’uso degli insetticid­i. Diversi sindaci hanno vietato con ordinanze l’impiego di fitofarmac­i». Che altro si può fare? «Non esiste un principio attivo sistemico in grado di eliminare il batterio. Poiché questo vive all’interno delle piante, il rame non è consigliat­o. È possibile però gestire gli uliveti con pratiche agricole sostenibil­i, tecniche corrette di potatura e gestione del terreno». È una battaglia persa? «Si può arrivare a convivere con il batterio ostacoland­one la diffusione verso nord e consideran­do anche varietà nuove di ulivo tolleranti al germe. Ma è tardi per eliminare la xylella per sempre».

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