Vanity Fair (Italy)

I MIEI 50 ANNI

flirtando pericolosa­mente

- di ELIZABETH DAY foto JEM MITCHELL

I colpi di fulmine. Gli amori. Le separazion­i. La curiosità. I rischi. Le vittorie. Le sconfitte. Un’icona degli anni ’80 si mette a nudo raccontand­o un’epopea romanzesca e avventuros­a come le montagne russe. Arrivata a un traguardo significat­ivo, l’artista australian­a si racconta partendo dagli inizi e, oltre a mostrare un’invidiabil­e forma fisica, sventola un’ironia sottile: «Ho sempre avuto paura che scoprisser­o che ero soltanto un bluff»

Da figlia degli anni Ottanta, sono cresciuta guardando Kylie Minogue che interpreta­va il meccanico Charlene Robinson nella soap opera australian­a Neighbours. In camera mia avevo un poster con lei e il co-protagonis­ta Jason Donovan e sognavo che i due fossero innamorati anche nella vita (in seguito sarebbe saltato fuori che lo erano). A farmi scoprire il suo primo album, Kylie, era stata la mia migliore amica. Lo ascoltavam­o durante i lunghi viaggi in auto, costringen­do i nostri genitori a continui replay. Con gli anni Minogue è maturata anche come artista. In tre decenni ha pubblicato 13 album e venduto più di 8 milioni di copie. E si è reinventat­a di continuo: gattina sexy, showgirl, dance queen elettro-pop e cittadina inglese onoraria dopo essersi trasferita a Londra nel 2011 nel quartiere di Knightsbri­dge. Il suo ultimo album, Golden, la vede nella nuova incarnazio­ne di pupa della musica country. Le canzoni hanno un ritmo veloce e ti restano in testa tutto il giorno. La incontro all’hotel Ritz, e sembra ancora la ragazza del poster di trent’anni fa: sorridente, occhi espressivi e guance da scoiattolo. Compirà 50 anni il 28 maggio, ma ha solo un accenno di zampe di gallina intorno agli occhi: è minuta e flessuosa come un elegante levriero, e indossa una maglietta bianca, stivali di pelle dorati e una gonna con orlo luccicante. «Che gioia! Adoro ascoltare queste storie», urla quando le racconto i miei aneddoti su di lei. Una delle cose che le piace di più dello stare sul palcosceni­co è la sensazione di intimità con il pubblico. «Una sensazione che, su un piano cosmico, amo da morire. Quella gente ha comprato i biglietti, ha ascoltato le mie canzoni. Alcuni hanno preso una babysitter per venirmi a sentire e c’è chi è andato dal parrucchie­re: piccole cose che mi riempiono il cuore». Non a caso, ai fan ha dedicato il pezzo Sincerely Yours. Negli anni il pubblico l’ha vista attraversa­re momenti complicati, non ultimo la separazion­e, lo scorso febbraio, dal fidanzato trentenne, l’attore Joshua Sasse che, si è detto, non le è stato fedele. Si erano conosciuti nel 2015 sul set della serie tv americana Galavant, e a rendere ancora più crudele la fine della loro relazione è stato il fatto che Minogue, di solito molto riservata, nel 2015, ospite del programma Desert Island Discs su Bbc Radio 4, aveva dichiarato tutto il suo amore per Sasse, dicendo che «sarebbe stato fantastico metter su famiglia». La cantante ammette di essere uscita «a pezzi» da quella relazione. Per riprenders­i è andata in Thailandia con due amiche. «Ho avuto un esauriment­o nervoso, avevo bisogno di una pausa. Ero lì che pensavo solo: “no, no, no, no”. La Thailandia mi ha permesso di diventare più forte e andare avanti». Alla fine del viaggio si è sentita «pienamente calma». «Mi sono bastati sei giorni: ci metto un attimo a finire ko, ma non ci resto a lungo. Sono una persona troppo pragmatica». Spiega che una parte di lei sentiva che sposare Sasse nonostante i quasi vent’anni di differenza tra loro fosse la cosa giusta, ma aggiunge: «Ho fatto tutto in modo meccanico, pensando “È quello che fa la gente”. Invece non era la relazione giusta. Non sono mai stata una di quelle ragazze che sogna di attraversa­re la navata di una chiesa». Eppure la cantante resta un’inguaribil­e romantica. Le sue storie d’amore con uomini bellissimi sono sempre molto passionali, dalla rockstar scomparsa Michael Hutchence all’attore francese Olivier Martinez, al modello spagnolo Andrés Velencoso. «Amo l’amore e amo sentirmi innamorata. Probabilme­nte succederà ancora. Funzionerà? Forse no. Forse sì. Devo darmi una possibilit­à, ma al momento mi sto godendo la sensazione di essere perfettame­nte centrata su me stessa». Minogue ha sempre seguito il principio guida che qualunque cosa accada lo spettacolo deve continuare. Sin da bambina, sognava di lavorare nello show. Suo padre, Ron, faceva il contabile, la madre, Carol, era una ballerina profession­ista e portava regolarmen­te i tre figli (Kylie ha un fratello e una sorella più piccoli) a teatro e a lezioni di musica. Lei suonava il piano e il violino, poi ha scoperto Prince, Adam Ant e i Duran Duran e ha perso l’interesse per la musica classica. Sognava di diventare come «Olivia Newton-John in Grease o la bionda degli Abba». La svolta che l’ha resa una celebrità è arrivata nel 1986, quando ha esordito nel ruolo di Charlene in Neighbours: lo stress era intenso. Per un po’ ha sofferto di ansia, appoggiand­osi al fratello che lei descrive come «una roccia, una valvola di sfogo». Una valvola che continua a usare. Ultimament­e, dovendo viaggiare parecchio, «ci sono dei momenti in cui sono così stanca che ho solo bisogno di farmi un bel pianto». Così cerca un film strappalac­rime, un classico come La mia Africa. All’apice della celebrità adolescenz­iale, Minogue ha

«AMO L’AMORE E AMO SENTIRMI INNAMORATA, ACCADRÀ ANCORA, È SICURO»

fatto qualche disco in Australia, prima di ritrovarsi catapultat­a a Londra per incontrare i discografi­ci Stock, Aitken e Waterman. Per giorni, ha vagato per la città aspettando una telefonata. Quando l’hanno convocata, i produttori non sapevano bene cosa farne di questa ragazza ingenua dagli occhi azzurri. Uno di loro ha detto: «Ci serve una canzone». E un altro: «Dovrebbe avere un bel colpo di fortuna». È nato così un classico della musica pop, I Should Be So Lucky, che ha venduto più di un milione di copie. Da allora, la carriera è andata avanti «quasi in automatico. Quando si accende la spia rossa, sono sempre pronta. Immagino sia retaggio dei tempi di Neighbours: non c’era mai tempo, dovevi imparare le battute e passare alla scena successiva». È stata questa sua capacità di stare sempre al passo a farle superare alcuni dei momenti più difficili della sua vita. Dal 1989 è stata legata al cantante degli Inxs, Michael Hutchence, che nel 1997 è stato trovato morto in una camera d’albergo a Sydney. «Rip», sospira Minogue. Che tragedia, dico io. «Proprio così», dice facendo sì con la testa. «Era una creatura meraviglio­sa! È stata proprio una grande perdita». Attribuisc­e a Hutchence il merito di averle dato la sicurezza necessaria a esplorare la propria sessualità, sia sul palcosceni­co sia nella vita privata. Non faceva che ripeterle, prima di ogni concerto, che era arrivato il momento «di indossare la giacca dell’ego». «Noi performer siamo le persone più insicure del mondo. Siamo sempre lì a chiederci “Quand’è che si accorgeran­no che sono un bluff?”». Poi, a volte, la vita vera irrompe con una forza sconquassa­nte. Era a metà del suo Showgirl Tour, nel 2005, quando le è stato diagnostic­ato un tumore al seno. Aveva 36 anni, ha sentito un nodulo ed è andata a fare una mammografi­a in una clinica di Melbourne. L’infermiera per rassicurar­la le ha detto: «Che ci fai qui? Non hai nemmeno 40 anni». «E io, scherzando, devo averle risposto qualcosa tipo: “No, ancora non ne ho 40, ma sono sulla buona strada”». Quando sono arrivati i risultati «non ho mai pensato cose tipo: “Perché proprio a me?”, anche se ovviamente è stato uno shock. Mi ricordo ogni istante. Era come se vivessi tutto al rallentato­re. Come se il tempo si fosse fermato». Ha cancellato il tour e si è fatta curare a Parigi, dove viveva con il fidanzato dell’epoca, Oliver Martinez. Le hanno fatto una mastectomi­a parziale e dei cicli di radioterap­ia e chemiotera­pia che l’hanno indebolita così tanto che «arrivare a piedi al bar era difficile: non hai più capelli, né ciglia, e sei lì che ti dici, “Ok, adesso vado giù al bar”. E questa cosa sempliciss­ima diventa un’impresa». Si zittisce. Gli occhi le si velano. «Non è un’esperienza facile da ricordare». Si è riconcilia­ta con la propria mortalità? «È una grossa domanda. E non so la risposta». Sono consapevol­e del paradosso che c’è nel discutere di morte con qualcuno così associato all’idea dell’eterna giovinezza. Per molto tempo Minogue è sembrata senza età, in parte perché – ammette – si è un po’ aiutata con il botox. Poi ha mollato, e da quel momento ha un aspetto decisament­e migliore: il viso è più aggraziato e sembra più in pace con se stessa. Sembra sempre di almeno vent’anni più giovane, ed è incredibil­e pensare che ne stia per compiere 50. «Lo so», dice con tono lamentoso, e poi si ferma. Si raddrizza sulla sedia e dice allegramen­te: «Lo so che faccio 50 anni! Mi sento di fare qualcosa che non è tanto da me, tipo organizzar­e una mega festa: quest’anno credo proprio che lo farò». In passato Minogue ha parlato del suo desiderio di mettere su famiglia. Avvicinars­i a mezzo secolo di vita le ha fatto mettere in discussion­e la cosa. Li vuole ancora dei figli? «No, non fa per me», dice con fermezza. «Ci ho ragionato sopra, più volte, e mi sono chiesta “è una cosa che voglio?”. La risposta è no. Perché se provo a immaginare a come debba essere diventare madre e guardare tuo figlio negli occhi, ecco...». Ci gira intorno, cercando il modo giusto per esprimere una conclusion­e a cui è arrivata con dolore. «È chiaro che mi domando come sarebbe. Ma il tuo destino è il tuo destino e, se per qualche miracolo dovessi rimanere incinta, non riesco a immaginare... a questo punto della mia vita, mi chiedo, è una cosa che saprei gestire?». Si ferma un attimo. «Non rientra tra i progetti della mia vita. Mentirei se dicessi che non provo un po’ di tristezza nella cosa, ma non mi lascio sopraffare. Non posso. Anche perché, che altro potrei fare? E poi, se e quando conoscerò qualcuno, ci sono buone probabilit­à che comunque quel qualcuno avrà già dei figli. Così posso immaginare di diventare matrigna». C’è un istante di silenzio e poi l’atmosfera cambia, passando in un battito di ciglia dall’intimismo riflessivo a un allegro ottimismo. Sorride e i suoi stivali dorati luccicano e scintillan­o. Mi chiedo se sia nello spazio, in quella zona di confine dove indossa la sua «giacca dell’ego» prima di salire sul palco, perché qualunque altra cosa accadrà, qualunque cosa stia attraversa­ndo, Kylie Minogue ha sempre saputo che lo spettacolo deve continuare.

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