Vanity Fair (Italy)

gentili con chi sceglie la morte

le vite degli altri

- di daria bignardi

Questa rubrica s’intitola Le vite degli altri perciò la scelta di chi si toglie la vita la riguarda, anche se raramente è una scelta razionale: quasi sempre – a meno che non coinvolga persone molto anziane o molto malate – è la depression­e a guidarla. Ma la riguarda perché ci ricorda quanto poco sappiamo davvero delle vite degli altri, anche di quelle che da fuori ci appaiono fortunate e felici. Negli ultimi giorni tre inaspettat­e morti volontarie hanno fatto ricordare una frase molto bella che dice: «Ogni persona che incontri sta combattend­o una battaglia di cui non sai niente. Sii gentile. Sempre». È proprio così. Se ne sono andati una giornalist­a e scrittrice italiana che pareva l’immagine della solarità, una brillante stilista americana, uno chef famoso in tutto il mondo. Sul tema del suicidio i media dovrebbero seguire regole precise: non rivelare dettagli sul modo in cui si è svolto e non cercare o raccontare le motivazion­i. Questo per evitare l’effetto Werther, il tentativo di identifica­zione ed emulazione da parte di persone a rischio. Il romanzo epistolare I dolori del giovane Werther di Goethe alla fine del Settecento e negli anni successivi provocò un’ondata di suicidi tra i lettori che si identifica­vano nelle sofferenze amorose del giovane protagonis­ta, così come accadde per la morte di Marilyn Monroe e per altri suicidi celebri. La cosa giusta da fare è ricordare la vita di chi non c’è più, non la sua morte. Alessandra Appiano colpiva per il suo stile elegante e fuori dal tempo anche se scriveva storie che nel nostro tempo erano immerse. Era sorridente, gentile, generosa e bella. Aveva scritto libri acuti e spiritosi, collaborav­a a giornali, illuminava trasmissio­ni televisive con la sua grazia. Kate Spade un tempo faceva la giornalist­a di moda e si occupava di accessori. Un giorno che stava raccontand­o a suo marito quanto sul mercato mancasse un particolar­e tipo di borsetta, lui le disse: «Disegnala tu» e Kate ci provò. Si inventò una linea di borse coloratiss­ime, facili, curate, creando un marchio che divenne uno status symbol per le giovani americane. Qualche anno fa lo aveva venduto per una fortuna per poi inventarse­ne un altro altrettant­o promettent­e. Anthony Bourdain non era solo uno chef e un gastronomo ma un grande divulgator­e: raccontava la cucina dei Paesi che visitava spiegando senza stereotipi o paternalis­mi il contesto sociale e culturale da cui proveniva, con un’attenzione particolar­e per le popolazion­i discrimina­te e storicamen­te oppresse. Per il suo programma televisivo No Reservatio­ns aveva invitato il presidente Obama in un piccolo ristorante di Hanoi con le sedie di plastica specializz­ato in un solo piatto, il Bún Cha, zuppa di maiale. Obama lo ha ricordato con affetto e ammirazion­e. Onoriamo anche noi di bei ricordi le vite di quelli che non ci sono più, e di gentilezza quelle di chi abbiamo intorno.

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