Vanity Fair (Italy)

AMICI PER GIOCO

L’attore diventato famoso come il cinico pubblicita­rio di Mad Men interpreta la storia (vera e assurda) di alcuni quarantenn­i impegnati da anni in una buffa attività. E spiega perché questo gli ricorda un certo «tesoro» che non intende perdere

- di FRANCESCA SCORCUCCHI foto TOMO BREJC

Camicia fuori dai pantaloni, maglioncin­o di cachemire a tamponare l’aria condiziona­ta, jeans e calzini a righe. Le scarpe sono state scalciate via e giacciono in un angolo della stanza. Jon Hamm non è vestito con l’eleganza sartoriale di Mad Men – d’altronde, la serie è finita ormai tre anni fa – ma è ugualmente chic in questa versione casual. Sarà il metro e novanta di fisico asciutto, il portamento elegante e i modi gentili, ma la classe non abbandona mai questo 47enne dagli occhi verdi e dal sorriso affascinan­te. È la seconda volta che ci incontriam­o per Prendimi! - La storia vera più assurda di sempre. La prima è stata in occasione di una visita sul set, ad Atlanta. Tag (titolo originale) corrispond­e all’italiano «ce l’hai». Il film è tratto da un articolo del Wall Street Journal: raccontava di un gruppo di quarantenn­i, amici dall’infanzia, che non avevano mai smesso di fare quel gioco e che un mese all’anno si inseguivan­o ovunque nel mondo la vita li avesse portati. Un modo per rivedersi, e per restare un po’ bambini. Forse anche Jon Hamm è rimasto un po’ bambino. Non si è mai sposato, non ha avuto figli e da tre anni è single. Per diciassett­e anni era stato fidanzato con l’attrice Jennifer Westfeldt, ma lei lo ha lasciato a causa dei suoi problemi con l’alcol, che però adesso ha risolto. Ora beve solo caffè, a fiumi, incrocia le gambe sulla poltrona, stile yogi, si porge in avanti e racconta: «C’è una battuta nel film, tratta da George Bernard Shaw: “Non si smette di giocare perché si diventa vecchi, si diventa vecchi perché si smette di giocare”. È una grande verità e questo gruppo di amici, ognuno con una storia diversa, alcuni con carriere fenomenali e impegni importanti – c’è persino un prete fra loro –, ogni anno trova il tempo e la voglia di stare insieme. Le amicizie nate da bambini sono un tesoro che non deve andare perso». Lei è riuscito a non perderlo? «Sì, ho un gruppo di amici dai tempi della mia infanzia a Saint Louis, Missouri, con cui sono ancora in contatto. Ci vediamo ogni volta che possiamo. Il mio miglior amico vive ora in Australia, sono andato a trovarlo recentemen­te, non facevamo che darci pacche sulle spalle». E gli altri? «Gli altri li ho visti a gennaio, nella casa dei genitori di uno di noi. Quando la mamma del mio amico ci ha visto tutti in salotto è scoppiata a piangere e ci ha detto: “Ragazzi, mi sembra di essere tornata indietro al 1989”. Piangeva di nostalgia». C’è molta differenza rispetto al mondo di Hollywood? «È come indossare un vecchio pigiama comodo. Hollywood non è mai comoda, la gente dice: “Ora fa la star, è cambiato”. Ma sono loro che cambiano atteggiame­nto nei tuoi confronti. Con i tuoi vecchi amici non succede, per loro sei sempre il solito idiota». Però lei adesso è famoso: non provano un minimo di soggezione? «No, magari c’è curiosità per quello che fai, ma chi ti conosce da quarant’anni ed è cresciuto con te non cambia».

Qual è la scusa che avete per sentirvi? «L’ultima volta era il compleanno del fratello di uno di noi, che ora fa il panettiere a Saint Louis». Una solida amicizia dà più soddisfazi­oni dell’amore? «Spesso è così. Anche se una relazione dovrebbe essere al tempo stesso una grande amicizia. Un grande amore e un’amicizia sincera hanno un elemento in comune importanti­ssimo: in entrambi non c’è necessità di mettere in piedi uno show. Puoi essere te stesso e mostrare i tuoi difetti, senza essere giudicato». Lei a che cosa gioca? «A baseball, il sabato pomeriggio con lo stesso gruppetto di persone, da dieci anni. Si vince, si perde... L’importante è stare insieme ed essere attivi». È così che si mantiene in forma? «Non basta la partitella del sabato. Io sono molto attivo, amo stare all’aria aperta e fare sport, ma non in palestra. Lo scorso fine settimana ho fatto rafting. Era la seconda volta in vita mia, un amico mi ha chiamato perché stava andando in Oregon a pogare sul fiume, mi sono aggregato. Se non sono impegnato per lavoro, è difficile che dica di no a una qualsiasi attività fisica all’aria aperta». Ha mai detto: «Sono troppo vecchio per fare ancora questo»? George Carlin, i Monty Python, Bill Cosby... Era la commedia classica, intelligen­te, e mi faceva sentire adulto. Quanto a Don Draper, anche lui sapeva essere spiritoso a volte». Sa che non si scollerà mai di dosso quel personaggi­o, vero? «Mi sta bene così. È stato bello far parte di una serie così importante, aver contribuit­o a un fenomeno culturale. E poi Draper mi ha aperto tantissime porte». Che cosa ha imparato da lui? «Ho imparato cosa non fare. Non era un personaggi­o da emulare ma piaceva, il pubblico ama vedere il lato oscuro dell’umanità. Per questo funzionano serie come Mad Men e Breaking Bad». La rivedremo in television­e? «Certo, alla prima buona occasione, si fanno grandi cose in television­e oggi». In Rete circola un video con lei ospite di un dating show degli anni ’90. «La mia ragazza di allora era nella produzione di quello show, io avevo bisogno di soldi, fu un modo per guadagnare qualcosa. Certo, ai tempi non immaginavo che avrebbero inventato un sistema per mettere in circolo, per sempre, i passi falsi di chiunque. Pazienza. Abbiamo fatto tutti cose stupide, da giovani». Sono stati duri i primi tempi a Los Angeles? «No. Magari però qualche volta l’ho pensato tornando dolorante da una di quelle partite di baseball. Oppure durante le scene d’azione di Prendimi!, che erano toste. Jeremy Renner si è rotto entrambe le braccia al terzo giorno di riprese». Avete dovuto interrompe­re? «Macché! Si è fatto male, è andato al pronto soccorso, si è fatto fasciare e tre ore dopo era di nuovo sul set. È un duro Jeremy, ha nascosto i gessi sotto le maniche lunghe. Era buffo con quelle braccia rigide vederlo correre e saltare. Sembrava un T-Rex». Lei non si è fatto male? «Ferito solo nell’orgoglio, guardando Jerry». Non la facevo spiritoso, in Mad Men non lo era. «La mia vera vocazione è la commedia. Quand’ero ragazzino, a Saint Louis non c’era molto da fare, così andavo in biblioteca e prendevo in prestito i dischi dei comici: vinili con incise le battute di

«Sì. Tutto troppo grosso, tutto troppo. Poi ti abitui, dividi l’insieme in piccole parti e non ti arrendi. Quando fai la maratona hai solo bisogno di continuare ad andare. Hollywood è la maratona. Quando ho lasciato il lavoro di cameriere perché riuscivo a mantenermi con i soldi della recitazion­e sapevo di essere arrivano in fondo al percorso». Ha fatto molti lavori diversi prima di arrivare in fondo? «Cameriere, insegnante in un doposcuola, muratore, demolitore, giardinier­e. I lavori che ho fatto mi hanno permesso di diventare chi sono, non ho mai avuto paura di sporcarmi le mani, del lavoro fisico. So aggiustare le cose, lo faccio tuttora a casa mia. Se dovesse andarmi male a Hollywood, posso sempre fare l’uomo di fatica».

 ??  ?? Hannibal Buress, 35 anni, Jake Johnson, 40, Ed Helms, 44, Hamm e Isla Fisher, 42, in una scena di Prendimi!, diretto da Jeff Tomsic. GIRATO AD ATLANTA
Hannibal Buress, 35 anni, Jake Johnson, 40, Ed Helms, 44, Hamm e Isla Fisher, 42, in una scena di Prendimi!, diretto da Jeff Tomsic. GIRATO AD ATLANTA
 ??  ?? Hamm nei panni del pubblicita­rio Don Draper di Mad Men, con la segretaria e poi moglie Megan (Jessica Paré, 37 anni). MADISON AVENUE, LA VIA DEL SUCCESSO
Hamm nei panni del pubblicita­rio Don Draper di Mad Men, con la segretaria e poi moglie Megan (Jessica Paré, 37 anni). MADISON AVENUE, LA VIA DEL SUCCESSO

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy