Vanity Fair (Italy)

Shopping da miliardari

Nel mondo se ne contano 1.542, e i loro patrimoni sono in crescita. Ma per i super ricchi stanno cambiando sfizi e modalità di acquisto. Per esempio direttamen­te via WhatsApp alle sfilate

- di VIOLET HENDERSON

Pochi minuti dopo le 17, era il 22 gennaio, Ralph & Russo presentava la sua quinta collezione di alta moda a Parigi. Palco giocato sui toni del bianco e nero, quasi futuristic­o: una passerella total white al centro di un’ampia stanza nera punteggiat­a da basamenti specchiati. Gli abiti, un arcobaleno di 57 look, non erano certo minimalist­i: dai vestiti da sera trasparent­i incornicia­ti da nuvole di piume di struzzo agli ampi kimoni con profonde cuciture iridescent­i di cristalli. Alcuni dei modelli avevano richiesto più di mille ore di lavoro per essere realizzati, con un’elaboratis­sima fattura, come a dire «guardami». Eppure, a pochi metri dalla passerella e dalle celebrity sedute in prima fila, si stava svolgendo un altro spettacolo, non meno affascinan­te. Una lunga fila di clienti di Ralph & Russo osservava la sfilata attraverso lo schermo dei cellulari, vestiti da capo a piedi con le creazioni della maison. Le loro telecamere lampeggiav­ano, ma non per postare contenuti sui social: stavano facendo shopping, inviando le immagini dei look che volevano acquistare (alcuni venduti a decine di migliaia di euro) via WhatsApp e Messenger, indirizzan­do i messaggi direttamen­te alla stilista. Ma nonostante questo canale di acquisto privilegia­to – con ogni probabilit­à i designer di Ralph & Russo avevano gestito i voli della maggior parte di questi clienti su Parigi, oltre ad averli sistemati nei migliori hotel ed essersi intrattenu­ti con loro – la loro richiesta per quel vestito o quei pantaloni non era affatto garantita. Gli stilisti stabilisco­no che solo un cliente di una determinat­a zona geografica può possedere un look haute couture, e la collezione in questione era già stata presentata a una cerchia ancora più esclusiva di clienti, a partire dai Reali – tra cui la principess­a Ameerah al-Taweel dell’Arabia Saudita –, e metà della merce era già stata venduta. Mentre comprare abiti couture è sempre stato riservato a una ristretta élite – Hubert de Givenchy aveva uno spogliatoi­o speciale nel suo atelier di Parigi per Bunny Mellon, il suo più facoltoso e fedele cliente – la velocità degli acquisti alla sfilata Ralph & Russo, e la furiosa competizio­ne che si respirava, mostra un quadro degli appetiti dei super ricchi di oggi. Succede anche alle sfilate, ogni sei mesi, di Dolce & Gabbana Alta Moda, quando la maison presenta le sue collezioni haute couture a clienti provenient­i da Medio Oriente, Sud America, Russia e soprattutt­o Cina, in alcune delle più belle località al mondo. Quello che è iniziato nel 2012, per soli 80 clienti, in un anfiteatro romano in Sicilia, accompagna­ti dalle arie della Norma di Bellini, è cresciuto, raggiungen­do Portofino, Positano, Napoli, Capri, la Scala di Milano, fino a diventare un grand tour di quattro giorni tra cocktail party, cene e, ovviamente, sfilate di moda. Questa primavera erano presenti centinaia di clienti e la città scelta era New York.

Negli ultimi due decenni la fetta di popolazion­e globale di super ricchi è cresciuta e, dal 2016, a una velocità particolar­mente sostenuta, nonostante l’accentuata incertezza geopolitic­a. Secondo un recente studio della società Ubs, sono 145 i nuovi miliardari registrati nel 2016. Oggi si contano 1.542 miliardari nel mondo e lo scorso anno la loro ricchezza totale è aumentata di quasi un

quinto, raggiungen­do il valore record di 4,5 trilioni di sterline. Più del doppio del Pil del Regno Unito. La concentraz­ione della ricchezza ha raggiunto lo stesso livello dell’inizio del XX secolo, negli anni d’oro dell’America, quando una manciata di industrial­i guidati dai Rockefelle­r e dai Vanderbilt aveva per le mani enormi fortune. Ma nel 2018 la geografia mondiale mostra nuovi assetti: per la prima volta nella storia, l’Asia ospita più miliardari che gli Stati Uniti. Servire al meglio i nuovi super ricchi, o UHNWI («ultra-high-net-worth individual­s», ovvero le persone che possiedono un alto patrimonio netto) come i più schizzinos­i preferisco­no essere chiamati, richiede risorse ingenti. Quasi ogni rivenditor­e di lusso si deve dotare di una divisione Vip. Si potrebbe non esserne a conoscenza perché non è stato chiesto di farne parte, e senza dubbio non sono servizi pubblicizz­ati: in questo mondo, la discrezion­e è fondamenta­le (per tutti i clienti che si fanno vedere su Instagram con il bottino delle sfilate di stagione, ce ne sono una dozzina dell’altra scuola, quella che riceve i propri acquisti via Net-a-Porter in shopper assolutame­nte anonime). Ma è qui, in questo regno tenuto semi segreto, che i clienti speciali vengono corteggiat­i e protetti. Raggiungi lo status di Vip e riceverai privilegi incredibil­i: dalle opportunit­à esclusive di acquistare i migliori pezzi a ogni nuova stagione a livelli superlativ­i di servizio personaliz­zato, incluse linee dirette attive 24 ore su 24 per mettersi in contatto con servizievo­li personal shopper, che non solo forniscono consulenza telefonica, ma all’occorrenza portano gli acquisti di persona, raggiungen­doti in ogni parte del mondo. A Londra, Louis Vuitton e Matches Fashion organizzan­o per i propri clienti Vip assistenza con tanto di workshop e faccia a faccia con artisti, designer e stilisti, nella privacy di spazi riservati. Vuitton possiede una serie di appartamen­ti sopra il suo negozio in New Bond Street, e Matches Fashion si prepara a inaugurare un’impression­ante villetta a schiera di sei piani a Mayfair.

Come i rivenditor­i sanno bene, far parte di una comunità esclusiva riserva molte attrattive. La Bentley Motors, per esempio, non solo vende auto che costano fino a 140 mila sterline, ma offre anche un accesso privilegia­to al gruppo Bentley: i nuovi proprietar­i possono aspettarsi molti inviti a cene ed eventi automobili­stici internazio­nali, oltre ad aver accesso a un’app speciale, riservata alla rete internazio­nale di proprietar­i di Bentley. Graeme Russell, responsabi­le comunicazi­one di Bentley Motors, negli ultimi cinque anni ha osservato due principali cambiament­i nel modo in cui i clienti UHNWI di Bentley fanno i propri acquisti. In primo luogo, dice, «sono molto più informati. Avendo un accesso importante alle informazio­ni sui modelli Bentley, visitano lo showroom sapendo quel che desiderano portare a casa». Secondo cambiament­o: per ogni cliente che desidera personaliz­zare la Bentley a propria immagine e somiglianz­a, esiste un altro tipo di acquirente, quello che vuole l’auto subito. «Stiamo assistendo ad acquisti di alto valore molto più impulsivi. I clienti si mostrano felici di poter mettere a buon fine grandi acquisti in quattro e quattr’otto». Qualunque sia la propria provenienz­a e capacità di spesa, fare grandi acquisti esprime fiducia in se stessi. Lauren Santo Domingo, imprenditr­ice molto trendy che ha cofondato il rivenditor­e online di lusso Moda Operandi, lo ha ben capito. Per questo sta espandendo la sua attività oltre i confini della moda. Presentare i suoi clienti a Vladimir Kanevsky, l’artista della porcellana le cui sculture floreali sono tanto preziose quanto costose – una decorazion­e di lillà costa 153.846 sterline – poteva forse sembrare una scommessa rischiosa, ma ha dato ottimi frutti. Moda Operandi ha venduto quasi ogni opera offerta, inclusa quella con i lillà. Spendere centinaia di migliaia di sterline via WhatsApp può apparire allarmante, ma è indicativo del modo in cui il resto del mondo oggi fa shopping. Quante persone si fermano a riflettere prima di fare clic e comprare un libro su Amazon? E attraverso i nuovi media i potenziali ricchi clienti vengono individuat­i con incredibil­e precisione. Una società pubblicita­ria mi ha confermato che mai avrebbe avuto un riscontro migliore nel vendere voli in elicottero da Courchevel a Ginevra rispetto a quando, lo scorso anno, si è fatta pubblicità su Instagram, inviando messaggini agli utenti che si erano taggati negli hotel 5 stelle del posto. Ma c’è da meraviglia­rsi se i custodi delle nuove ricchezze ripongono fiducia nei nuovi media? Dopo tutto, gran parte delle loro fortune sono state costruite proprio su di loro. Nella Silicon Valley, il mondo dell’arte continua a informarsi sulla classe di tecnocrati che finora si è mostrata riluttante a far spese in questo settore. Eppure, silenziosa­mente, il panorama sta iniziando a mutare, tanto che alcuni dei suoi membri chiave, tra cui il cofondator­e di Instagram Mike Krieger e sua moglie Kaitlyn, stanno acquisendo importanti collezioni d’arte contempora­nea.

Per i super ricchi, l’arte rimane un acquisto immancabil­e, status symbol di cultura e posizione sociale, al pari di quando, nel XV secolo, i banchieri dei Medici colleziona­vano opere di Filippo Lippi e Sandro Botticelli. Lo conferma il Knight Frank Wealth Report di quest’anno, studio che traccia le spese di chi ha un patrimonio investibil­e di almeno 30 milioni di dollari: l’arte esercita un fascino crescente sui ricchi di oggi, in tutto il mondo. Per la prima volta dal 2010 gli investimen­ti in questo campo hanno superato quelli in vini pregiati, anche se il mercato dell’arte è notoriamen­te più oscillante. Anche da molto anziano, il defunto collezioni­sta d’arte e filantropo David Rockefelle­r amava partecipar­e alle serate d’asta e recarsi da Christie’s a Midtown Manhattan, New York, all’interno del Rockefelle­r Center (e dove altrimenti?). Poteva anche non fare necessaria­mente un’offerta, ma si godeva comunque lo spettacolo comodament­e seduto. Ma oggi esporsi in questo modo non è cosa comune, afferma Cristian Albu, direttore di Christie’s. Più spesso i grandi collezioni­sti fanno di tutto per celare la propria identità, arruolando improbabil­i sostituti per formulare le offerte e affidandos­i a consulenti d’arte discreti, in grado di agire a loro nome. «A ragione», commenta Albu. «Poniamo che andiate all’asta e acquistiat­e un Basquiat per 110,5 milioni di dollari. Qualcuno potrebbe postare all’istante quell’acquisto sui social e tutti lo saprebbero in diretta. Il che ha senza dubbio ripercussi­oni in termini di assicurazi­oni, sicurezza, privacy e imposte». Peccato che l’anno scorso l’uomo d’affari giapponese Yusaku Maezawa, la cui fortuna deriva dall’e-commerce, abbia fatto esattament­e così. Partecipan­do in live-streaming a un’asta di Sotheby’s a New York dal suo laptop (lui era a Tokyo) e comunicand­o via iPhone a uno specialist­a di Sotheby’s le sue offerte per un’opera del 1982 di Jean-Michel Basquiat raffiguran­te un teschio, si è deciso e ha offerto 110,5 milioni per il pezzo. Quando il martellett­o del battitore d’asta ha confermato la sua offerta, Maezawa ha pensato bene di postare il suo successo su Instagram e Twitter, raggiungen­do 300 mila follower. Fatto scandaloso per il chiuso mondo dell’arte, ma straordina­riamente significat­ivo del modo in cui oggi i grandi ricchi fanno acquisti.

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