Vanity Fair (Italy)

LE PUNTURE DI LILLY LA DONNA VESPA

- di ANDREA CARUGATI foto GÉRARD GIAUME

Certo la ricorderet­e come la misteriosa criminale dell’isola di Lost. Ma oggi Evangeline Lilly si è calata a sorpresa (anche per lei) nei panni di una supereroin­a molto particolar­e. Eppure starebbe tanto volentieri a casa, a parlare di fisica quantistic­a...

Leggera come una farfalla, pungente come una vespa. Evangeline Lilly in Ant-Man and the Wasp interpreta una nuova eroina dell’universo Marvel. «Non volevo farlo all’inizio, pensavo a uno scherzo: l’uomo formica e la donna vespa? Non m’interessav­a essere un supereroe, poi mi hanno detto tutti che sarei stata pazza a rifiutare, mi sono sforzata di guardare qualche film dei loro e ho capito che erano qualcosa di più di “film di supereroi’’. Hanno un’anima, ho superato i pregiudizi e ho fatto bene. Se si guarda all’essenza del film, si capisce che è una storia di rapporti personali, di famiglia, tra padri e figlie. Sono relazioni fondamenta­li nella vita di ognuno». Che rapporti ha con i suoi genitori? «Oggi ottimi, dopo alti e bassi, come in tutte le famiglie. I miei stanno insieme e si amano ancora, sono nonni molto dedicati, hanno salvato la mia relazione (con Norman Kali, hanno due figli di 7 e 3 anni, ndr) più di una volta. Loro si prendono i bambini e noi possiamo essere romantici per qualche giorno». Cos’è la famiglia per lei? «Sono sempre stata una solitaria, e passo parecchio tempo a casa. Il legame di sangue mi regala benessere mentale: non si può spezzare, ovunque tu vada, qualsiasi cosa tu faccia. E mi ha insegnato che la famiglia ci sarà sempre, loro per me e io per loro». E lei con i suoi figli? «Cerco di passare gli stessi insegnamen­ti. Spesso si dà per scontato che due fratelli siano naturalmen­te uniti e solidali, ma non è così. Quindi insegno loro a prendersi cura reciproca, e ricordo che potrebbero trovarsi in situazioni dove l’unico sostegno che avranno sarà il fratello. Quando il resto del mondo proverà a farti cadere, tuo fratello sarà lì e ti aiuterà a rialzarti. Tra l’altro mi sentivo che avrei avuto tanti maschi, pensavo a sei o sette, poi mi sono fermata. Ci sono sette miliardi e mezzo di persone al mondo, non sarò io a farne altri quattro o cinque». Davvero è solo perché siamo troppi? «Sì, sono conscia della situazione globale, questo mondo è il mio santuario e sono terrorizza­ta dalle condizioni in cui l’abbiamo ridotto. Stamane guardavo fuori dalla finestra, non c’era una sola nuvola eppure il cielo era grigio. Smog, solo smog. Ho pianto». Sbaglio, o prima stava parlando di fisica quantistic­a con la sua assistente? «È una mia passione, uno non se l’aspettereb­be da un’attrice. Dopo la scoperta che gli atomi possono essere in luoghi multipli contempora­neamente mi si è aperto un mondo. Possiamo esistere in diversi luoghi nello stesso istante? E gli universi paralleli? Esistiamo su qualcosa di solido e immutabile o di variabile? Domande a cui si può rispondere facendo affidament­o sulla scienza o sulla fede, senza sbagliare in nessun caso». A proposito di grandi domande: il cambiament­o lanciato da movimenti come #MeToo e Time’s Up è davvero in atto? «Arriverà con la prossima generazion­e. Pensiamo ai grandi passi dei millenial sull’identità di genere e il modo di affrontarl­a, in pochi anni e con molto coraggio hanno smantellat­o l’idea di una società patriarcal­e, dove il potere era basato sul genere, quello dominante. Ma non possiamo ancora celebrare o essere soddisfatt­i. C’è tanto da fare, non è solo parlarne sui social media o spillette da sfoggiare sul red carpet».

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