Errori divini
Formazione rigorosa e passione per la poesia e la mitologia greca hanno portato VASILIKI PIERRAKEA là dove voleva arrivare. Al suo ristorante, e a una felicità che consente di sbagliare
Con la fondatrice di Vasiliki Kouzina, acclamato ristorante greco a Milano, prepariamoci a salire e scendere, con il pensiero. Mentre Vasiliki Pierrakea racconta genesi e successo del salotto-bistrot in cui si gustano sapori ellenici, le parole scendono alle radici della terra, altrimenti volano verso gli dei di Grecia, suolo e cielo hanno una risposta per tutto. In mezzo vagano i sentimenti dell’animo umano, quindi ripartiamo dal momento in cui vagava lei stessa, divisa tra la logica ferrea di studi in matematica e in economia seguiti da anni di ricerca per la società Hines, una vita di business contrapposta a quella più romantica e destrutturata di Vasiliki che leggeva, studiava la dea Calipso e traduceva poesie: «Era come avere due fidanzati, nessuno giusto. In quegli anni di carriera non sentivo di vivere fino in fondo». Stiamo vagando tra i sentimenti, quindi voliamo subito in alto, verso gli dei ben interpretati da James Hillman, psicanalista americano che Vasiliki considera un maestro: «Non si torna in Grecia per nascita o attrazione estetica, ma per motivi di psiche. È l’unica mitologia che ti permette di essere tante cose nello stesso momento». Una donna di business che traduceva poesie, più di così? «Mancava la parte fondamentale. Quel diritto di sbagliare sottolineato da Hillman, il saper uscire dalla propria strada per arrivare dove davvero desideri. Come le donne di Smirne che mettevano cannella nelle polpette al cumino». L’elogio dell’errore come mantra, seguito da Vasiliki con la decisione di ribaltare le carte e mettere sul tavolo le sue, del ristorante Kouzina: «Un salotto creato per motivi culturali, in cui faccio un lavoro amministrativo. Un lato che mi distrugge, ma più divento rigorosa più amo questa scelta. Qui sono completa». Solo business non era veramente lei, le poesie non erano una vera realtà, ma appropriandosi del diritto di sbagliare è arrivata a Vasiliki Kouzina. Rigorosa e femminile, imprenditrice e contadina, memorie culturali e contatto con la terra: «Qui ho tutta me». Il lavoro è tanto, ma in campo scendono gli dei come le fate nelle fiabe, in dettaglio la sapienza di Atena, la combattività di Ares, gli istinti segreti e profondi di Poseidone: «L’importante è avere una visione chiara e consapevole di chi sei». Si parla della propria moltitudine, in questo caso di ingredienti e memorie, storie servite in un piatto: «Anche quando tolgo ingredienti, racconto il mio prossimo passo». Cucina greca contemporanea, inizialmente gourmet, che si muove con lei: «Più vado avanti più semplifico, con materie prime che riconosci chiudendo gli occhi». Quando sei il tuo tutto, puoi eliminare e mirare all’essenzialità. Di vita, prodotti, energia: «Questo lavoro mi allontana dal narcisismo». Chiariamo: «Non devo più piacere a tutti, vivere di compromessi, in cui non sei mai te stesso». Lei è Vasiliki Kouzina: «Non potevo più fare una cosa che fosse diversa da me». Una cucina: «Il fondo della pentola contiene tutta la mia felicità». C’è cultura e diritto di sbagliare, la magia dell’errore quando una spezia ti scivola dalle mani e scopri un sapore. Consigli dagli dei? «Osare, sbagliare, dare importanza alle mani, che prendono quello che si desidera. Ma per ottenerlo, devi costruirlo». Vasiliki bambina giocava a Peter Pan, l’occhio sul mappamondo. Il padre capitano di nave era sempre in viaggio, quel suo andare e venire l’aveva convinta che tutto finisce. Il marito Gianluca e la Kouzina l’hanno ancorata all’idea di poter restare, alla serenità di uno stare. Non in attesa, come la Penelope di Ulisse: «Simbolo dell’ipocrisia borghese. Non ha riconosciuto gli occhi del marito al suo ritorno, è una storia di perdita». Non è peggio quella dell’amante Calipso, che lo lascia tornare a casa? «Non perdi mai un amore, se è vero. Calipso è andata oltre».
Vasiliki Pierrakea, proprietaria del ristorante Vasiliki Kouzina a Milano. Studi di economia e la passione per la gastronomia nel sangue: suo nonno aveva due ristoranti in Grecia. «In cucina amo materie prime che riconosco anche chiudendo gli occhi»