CHI È IL PADRE DI MIO FIGLIO?
Caro Massimo,
Finalmente dopo anni di tentativi aspetto un figlio. Nascerà tra 4 mesi, potrebbe essere il momento più felice della mia vita se non fosse che sono tormentata da un dubbio: non so se il padre del bambino è mio marito oppure il mio amante. Se dovessi dirlo a mio marito sono sicura che mi lascerebbe, non sospetta che potrei averlo tradito. Al mio amante l’ho detto, invece, ma anche lui è sposato, ha già due figli e non lascerebbe la famiglia per me. Ci frequentiamo da un anno, ma ci conosciamo da molto tempo, perché lui è un amico di mio marito e qualche volta usciamo tutti e quattro insieme: lui non va molto d’accordo con la moglie, io ero in una fase di noia e di confusione… lo so, è una situazione del tutto sbagliata e prevedo che in futuro sarà anche peggio quando il bambino sarà nato. So che potrò fare l’esame del Dna per sapere chi è il padre, ma poi sarò in grado di gestire la verità? Meglio parlare o tacere? — Eleonora
Per la disinvoltura con cui è scritta, la tua lettera sembra quasi inventata. Ma, se anche fosse opera di qualche buontempone, illustra un fenomeno ben radicato nella realtà. Eviterò come la peste considerazioni moralistiche sull’opportunità di avere un amante mentre si prova a fare un figlio con il marito, ma non si può negare che sarebbe stato più prudente da parte tua prendere precauzioni con uno dei due. A meno che tu fossi talmente smaniosa di riprodurti da avere lanciato una specie di concorso a premi per lo spermatozoo più veloce tra quelli a disposizione, infischiandotene delle conseguenze. Il tuo racconto si conclude con la domanda delle cento pistole: meglio parlare o tacere? Prima dovremmo farcene un’altra: meglio ignorare o sapere? Convivere con un dubbio che paralizza la vita o con una certezza che può sfasciarla? Penso che la certezza sia comunque preferibile. Una volta che saprai di chi è figlio tuo figlio, potrai passare al secondo punto del programma: avvertire o meno gli interessati. Immagino che, volendo continuare a tenere all’oscuro tuo marito, confronterai il Dna del pupo con quello dell’amante. Se l’esito fosse negativo, la situazione per certi versi si semplificherebbe. Potresti rientrare silenziosamente nei ranghi. Anche se, da come ne parli, il tuo matrimonio appare compromesso. I bambini compiono miracoli, ma raramente quello di fare re-innamorare del coniuge chi non lo è più. Immaginiamo adesso l’altro scenario: il piccolo, come si scriveva nei vecchi feuilleton, è «figlio della colpa». Adesso l’amante sa che è suo e può chiederti di rivelarlo al mondo. Oppure – e dal modo in cui lo descrivi sembrerebbe l’ipotesi più probabile – può sparire nell’iperspazio. (Quando per strada sento qualcuno urlare nel telefonino «Non c’è campoooooo» anche se sul mio brillano cinque tacche, mi chiedo se ha sbagliato gestore, se si è imbattuto in uno scocciatore o se sta scappando da un passato tenace). A questo punto, Eleonora, entra in scena la linea di minor resistenza. Di fronte a qualsiasi problema, la mente va a cercare la soluzione energeticamente meno dispendiosa, quella che comporta una minore forza di attrito. Di rado sarà la cosa giusta da fare, ma è di sicuro la meno faticosa. Ti presenterà il conto in seguito, però sul momento ti permette di tirare il fiato, di soffrire di meno e di non entrare in conflitto manifesto con gli altri e con te stessa. Mantenere il segreto sulla reale paternità di tuo figlio e consentire a tuo marito di crederlo suo è la classica scelta di minor resistenza. Dirgli la verità, esponendoti alle possibili conseguenze (separazione, accudimento solitario del figlio) scatena una resistenza ben maggiore. È la cosa giusta da fare (non in senso etico, ma evolutivo), dunque la più difficile e la più dolorosa. Ma solo tu puoi sapere se avresti la forza di percorrerla. L’importante è essere consapevoli della scelta che farai, qualunque essa sia, e dei suoi effetti sul breve e lungo periodo. Tuo figlio crescerà e un giorno dovrai ben parlarne con lui. Potresti sempre cavartela come la vulcanica mamma di Carla Bruni, che aveva deciso di portarsi il segreto della paternità della figlia nella tomba. Quando la modella venne comunque a sapere di non essere stata concepita dall’uomo che le aveva dato il cognome, ma da un altro di quindici anni più giovane della madre, lei le disse: «Dovresti essere contenta: ti ho dato due padri uno migliore dell’altro».