Vanity Fair (Italy)

Amici per la pelle

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LLa pelle è l’organo più esteso del nostro corpo, può arrivare a pesare 10 chili e assorbe fino al 60% di ciò che le viene spalmato sopra. È per questo che sempre più aziende cosmetiche hanno deciso di bandire dai loro prodotti solfati e perturbato­ri endocrini, sostanze che interferis­cono con la funzionali­tà ormonale. Eppure, lo sanno bene gli amanti delle formule naturali e dell’etica del consumo, anche un gesto semplice come lo scrub potrebbe diventare nocivo. Non per noi, in quanto «il contatto è superficia­le», spiega Umberto Borellini, cosmetolog­o, ma per l’ambiente in cui viviamo. Parliamo delle microplast­iche, particelle polimerich­e derivanti dal petrolio presenti soprattutt­o in dentifrici e scrub. Per individuar­le basta massaggiar­e la crema tra le dita e lasciarle emergere come briciole, a volte coloratiss­ime. «Le dimensioni variano da 10 a 50 micron», dice Loris Pietrelli, ricercator­e del dipartimen­to Sostenibil­ità dei sistemi produttivi dell’Enea. Vale a dire molto meno di un decimo di millimetro. «Essendo piccolissi­me, una volta rilasciate nei nostri lavandini e docce, non sono bloccate dagli impianti di depurazion­e e finiscono dritte nei mari, laghi, fiumi diventando cibo per pesci e uccelli. In più, trattenend­o sulla superficie inquinanti, idrocarbur­i, pesticidi e batteri, entrano nella catena alimentare».

Sostituti naturali

Utilizzare peeling con microplast­iche ha delle conseguenz­e sull’ecosistema, ma sulla nostra salute? «Le sferule non provocano danni. Hanno solo un effetto lisciante e piacevole sull’epidermide, ma è lo stesso che si può ottenere con esfolianti naturali come pomice, semi, gusci e argilla, che però costando di più non tutti utilizzano», prosegue Borellini. Quindi, se ci si accorgesse di avere in casa scrub con microplast­iche, «gettate il prodotto nella plastica, evitando gli scarichi». Il panorama cosmetico, tuttavia, è molto variegato e non tutte le aziende, per fortuna, annoverano microplast­iche nelle loro composizio­ni. Alcune hanno sia prodotti che le contengono che plastic free, o addirittur­a certificat­i green, e c’è anche chi sta eliminando il packaging come Lush, che a Milano ha inaugurato il suo primo naked store. Gli ingredient­i naturali usati più spesso come esfolianti, e quindi amici di mari e oceani, sono il sale marino, i semi, i gusci e le argille. Tra i brand virtuosi troviamo Yves Rocher e Dr. Hauschka, per esempio, che scelgono materie prime bio e responsabi­lità etica come motore aziendale. Una via percorribi­le anche nel caso dei peeling viso, che sfruttano le proprietà di sostanze bio per favorire il naturale ricambio cellulare. «Se la pelle è secca, ottime sono le sfere di olio di jojoba, che oltre a rinnovarla, la nutrono», spiega Susanne Kaufmann, ideatrice dell’omonimo brand. «Mentre gli acidi delicati di mela, papaya e kiwi sono più indicati per quella mista e grassa, perché esfoliano senza stressarla. Dai 35 anni, poi, meglio prodotti con capacità rigenerati­ve e idratanti. Oltre a colmare le prime rughe e illuminare l’incarnato, i peeling a base di alfa-idrossiaci­di rimuovono lo strato superficia­le e stimolano il ricambio cellulare».

Un tuffo col trucco

Più complesso infine l’universo make-up, dove il polietilen­e è parte integrante di rossetti, mascara e correttori con formule waterproof, molto usate in estate: per durare più a lungo devono essere idrorepell­enti, come solo la plastica può. In questo caso, non c’è pericolo per i mari in cui ci tufferemo, in quanto non lasceranno il viso se non usando lo struccante. Il gesto etico entra in gioco la sera, al ritorno dalla spiaggia: liberarsi del trucco long lasting con dischetti di cotone, gettandoli poi nel secco, salverà i nostri bacini d’acqua. Sono piccoli gesti, ma con grandi obiettivi.

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SUPER MODEL Per Josephine Skriver, 25 anni, danese e volto mondiale di Maybelline, il peeling corpo ideale è naturale, fatto con le spazzolatu­re.
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4. 6. 3. 5. 1. 2. 8. 7.

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