Vanity Fair (Italy)

SARDEGNA, OMBELICO DEL MONDO

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1800 chilometri di costa non bastano per raccontare la Sardegna. Bisogna allontanar­si dal mare. Viaggiare fra i graniti della Gallura, le colline della Nurra, i vulcani del Meilogu. Percorrere i saliscendi fra le vigne della Planargia e i boschi del Montiferru. Sfiorare i laghi nel Barigadu e nel Sarcidano, perdersi tra i paesaggi Western dell’Ogliastra, salire sugli altopiani della Marmilla e scendere nell’universo minerale del Sulcis.

Lontano dal mare, la Sardegna conserva miti e tradizioni fra i vicoli dei borghi dove il ritmo è scandito dalle campane di una chiesa, da un canto a tenore e dalle scommesse dei giocatori di morra. Come su un piccolo continente, ogni strada è un viaggio diverso.

Dalla Costa Smeralda si sale a San Pantaleo, dove gli stazzi dei pastori sono diventati bar alla moda e case-atelier di artisti e artigiani. In Gallura ci si avventura fra le creste montuose di Aggius, ex covo di briganti e ora custode di tradizioni antiche come tessitura, poesia, canto. Fra boschi e filari di vermentino, si arriva a Berchidda il paese del trombettis­ta Paolo Fresu, che anche quest’anno organizza il festival “Time in Jazz” (7-16 agosto) con concerti in 14 borghi.

Dopo una sosta a Santu Lussurgiu, un borgo costruito nel cratere di un vulcano, si raggiunge Oliena, famoso per la filigrana, il pane carasau e i maccarrone­s fatti a mano. Ultima tappa, i menhir di “Biru ‘e Concas”, a Sorgono: qualcuno sostiene addirittur­a che l’ombelico del mondo fosse proprio qui.

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